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25 gennaio 2011               In Egitto, esplode l’insurrezione, sostenuta con entusiasmo da Hamas e dai gazawi, contro il regime di Hosni Mubarak. Sotto la pressione della piazza, il presidente egiziano si dimetterà l'11 febbraio dopo 18 giorni di proteste, mettendo fine ad un regime durato un trentennio. Il potere è assunto temporaneamente dal Consiglio supremo delle Forze armate, guidato dal generale Tantawi.

In gennaio, secondo dati diffusi da Hamas e riportati da "Infopal", sono stati 15 i palestinesi uccisi dalle forze israeliane – 8 a Gaza e 7 in Cisgiordania. Contro i palestinesi sono stati operati, secondo le stesse fonti, 200 arresti e fermi con interrogatori pesanti da parte israeliana, 289 da parte delle forze collaborazioniste di Ramallah, 157 dei quali a danno di palestinesi appena scarcerati dalle prigioni israeliane.

14 febbraio 2011              A Ramallah Abu Mazen, preoccupato al pari di Israele dalla caduta del dittatore egiziano Mubarak e temendo l’effetto domino, conferma l’intento di tenere elezioni nei Territori e avvia un rimpasto di governo, affidato ancora a Salam Fayyad.

19 febbraio 2011              In sede Onu, gli Usa pongono il veto alla risoluzione, firmata dai rappresentanti di 130 stati, che condanna la colonizzazione ebraica della Cisgiordania e di Gerusalemme est.

25 febbraio 2011              Nell’anniversario del massacro alla Tomba dei patriarchi di Hebron, si estende da Gaza alla Cisgiordania la mobilitazione per rivendicare la fine degli accordi di Oslo, dei fallimentari negoziati con Israele, della vecchia Anp e del collaborazionismo (v. note 28 e 30 gennaio). Ad Hebron, l’esercito israeliano attacca i manifestanti ferendone 4. Intanto a Gaza un raid aereo colpisce un’auto ferendo due militanti di Hamas.

7 marzo 2011     In Egitto, dove la rivolta continua rivendicando le dimissioni del capo delle forze armate Tantawi ed un reale cambiamento, si forma il governo guidato da Essam Sharaf, ministro degli Esteri Nabil Elaraby in luogo di Abul Gheit: un nuovo motivo di preoccupazione per Israele.

15 marzo 2011  Si svolge nei Territori una mobilitazione a favore della riconciliazione palestinese, che rivendica altresì la liberazione dei prigionieri politici, il diritto al ritorno dei profughi, la ricostruzione dell’Olp senza alcuna esclusione per proseguire la lotta di liberazione. La più grossa manifestazione si svolge a Gaza, con decine migliaia di persone ma, in serata, si accendono scontri fra militanti del Gybo, una nuova formazione laica, e di Hamas, questi ultimi coperti dalla polizia che entra in azione provocando diverse decine di feriti. Ismail Haniyeh invita Abu Mazen a non ignorare la richiesta di unità nazionale condivisa dalla gran parte dei palestinesi, a riformare i servizi di sicurezza dell’Anp addestrati alla lotta anti- islamica e sprigionare i militanti incarcerati in Cisgiordania. Richieste, però, irricevibili per i collaborazionisti.

16 marzo 2011  A Gaza, caccia israeliani bombardano una struttura di Hamas uccidendone 2 militanti e ferendone 4. La marina militare ha inoltre sequestrato una nave iraniana che trasportava armi ed aiuti per la resistenza palestinese.

22 marzo 2011  Israele continua l’offensiva contro Gaza uccidendo 9 palestinesi: 5 nell’abbattimento di un’abitazione, fra cui 2 bambini, altri 4 giovani falciati da un drone, 28 i feriti, fra i quali 7 bambini, nei bombardamenti su Gaza city, Khan Yunis e Rafah. Ufficialmente è la reazione contro il lancio di razzi, che non aveva provocato vittime: l’unico ucciso ebreo sarà il giorno dopo, in un’azione di rappresaglia compiuta a Gerusalemme mediante un ordigno esplosivo. Le forze israeliane si scatenano anche in Cisgiordania, dopo un eccidio commesso da ignoti contro una famiglia di coloni nell’insediamento illegale di Itamar, con rastrellamenti nel villaggio di Awarta ed il fermo di centinaia di palestinesi, motivati con il prelievo forzoso del Dna per scoprire gli uccisori. Non pago, il premier Benjamin Netanyahu annuncia 500 nuove abitazioni coloniche.

30 marzo 2011  Presso Rafah, un raid aereo israeliano uccide un militante di Jihad e ne ferisce un altro, entrambi a bordo di una moto.

4 aprile 2011      A Gerusalemme, il comune autorizza l’espansione della colonia ebraica di Ghilo nella parte est (araba) della città, per 972 appartamenti. Seguiranno altre costruzioni, edifici pubblici ed un centro commerciale, per sottrarre ai palestinesi lo spazio vitale in quella che dovrebbe essere la loro capitale. A Jenin, presso l’ingresso del campo profughi, ignoti uccidono a colpi d’arma da fuoco il regista ebreo- palestinese Juliano Mer- Khamis, direttore del Freedom Theater di Jenin.

4 aprile 2011      Sul "Washington Post", Richard Goldstone ritratta in parte le accuse rivolte ad Israele nel rapporto sull’operazione Piombo fuso, costata la vita a 1500 palestinesi ed immani distruzioni, negando ora la "intenzionalità" dei crimini di guerra commessi dallo stato sionista ed elogiandolo per la commissione d’inchiesta con la quale esso si è autoassolto. Il mondo sionista si divide nella valutazione di Goldstone ma è univoco –insieme al governo israeliano- nell’esigere dall’Onu l’annullamento del rapporto. A ciò si oppongono 3 membri della stessa commissione Goldstone ed altre voci rilevano che il ‘pentimento’ del giudice ebreo non è avvenuto sulla base di nuove informazioni – del resto, i fatti sono chiarissimi- ma come conseguenza delle fortissime pressioni ricevute. "Un’intensa campagna di intimidazione e diffamazione analoga a quelle che hanno demolito altre persone, anche potenti", per lo storico ebreo Ilan Pappe, che ha potuto continuare la sua attività di critica al regime sionista dopo essere riparato a Londra (v. note 14 settembre, 16 ottobre 2009; 27 gennaio, 16 maggio, luglio 2010).

7-9 aprile 2011  Aerei da guerra israeliani bombardano la Striscia a Gaza city, nel nord ed a Rafah, uccidendo 17 palestinesi - donne, bambini, militanti di Hamas e poliziotti- e ferendone decine, fra i quali diversi bambini. Il pretesto per la nuova strage è la ritorsione contro il lancio di un razzo partito da Gaza, che ha ferito 2 ebrei, ma l’escalation - ora denominata "Estate rovente"- è cominciata nel marzo (v. note 16, 22, 30 marzo) ed ha provocato il maggior numero di vittime palestinesi dopo "Piombo fuso".

14-15 aprile 2011             A Gaza, nella notte, la polizia di Hamas compie un blitz in un appartamento scoprendo il corpo di Vittorio Arrigoni, pacifista dell’Ism che viveva a Gaza da oltre 2 anni, attivo contro l’assedio ed amato dalla popolazione. Alcune ore prima, servendosi di una sigla salafita, i suoi rapitori avevano postato un video su You Tube che mostrava il giovane bendato, la testa sorretta a forza da uno di loro, accompagnato da un ultimatum di 30 ore rivolto ad Hamas e diretto ad uno scambio di prigionieri: lo stesso Arrigoni contro lo sceicco giordano Walid al Maqdisi. E’ però una simulazione: Arrigoni, come confermerà l’autopsia, è stato ucciso poco dopo il sequestro. Nei pressi, la polizia arresta i primi sospetti.

15 aprile 2011   E’ annullata la riunione del Quartetto indetta per discutere la condanna dell’espansione coloniale israeliana e la richiesta dell’Olp di giungere al riconoscimento di uno stato palestinese sotto l’egida dell’Onu. Nelle settimane precedenti, Israele ha convocato gli ambasciatori di diversi paesi ed ha condotto una intensa campagna, facendo intendere di essersi assicurato il veto Usa su tutte le opzioni favorevoli ai palestinesi (vedi da ult. 19 febbraio 2011), compresa la richiesta di imporre la "no fly zone" su Gaza, avanzata dalla Lega araba.

18-19 aprile 2011             A Gaza, si svolgono le esequie solenni per Vittorio Arrigoni. Membri del governo, attivisti ed una folla di persone accompagnano la salma di "Vik" al valico egiziano di Rafah, donde sarà rimpatriata: la madre del giovane non ha voluto che il corpo passasse da Israele, dove Vittorio nel 2005 fu imprigionato e malmenato, per essere poi espulso come persona non grata. Il giorno seguente, nel campo profughi di Nusseirat, Hamas assedia un edificio nel quale si rifugiano i 3 ricercati per l’omicidio, tentando di arrestarli vivi e allo scopo recando sul posto lo sceicco giordano Walid al Maqdisi. Abdel Rahman el Brizat, anch'egli giordano e ritenuto il capocellula, lancia però due granate uccidendo se stesso ed un complice: solo il terzo, ferito, è catturato vivo.

21 aprile 2011   L’ambasciatore israeliano all’Onu, Meron Reubon, chiede al Consiglio di sicurezza di vietare la ‘Fredom Flotilla 2’, che intende spezzare via mare l’assedio di Gaza e coinvolge attivisti di 20 nazioni, accusati da Israele di avere "legami con Hamas ed altre organizzazioni terroristiche". Alla richiesta si associano l’ambasciatore statunitense Susan Rice e tedesco Peter Wittig. Dall’Italia Silvio Berlusconi dichiara: "Faremo in modo di non far partire la Flotilla". A Gaza intanto bulldozer israeliani penetrano nella Striscia per radere al suolo officine e depositi presso il valico di Karni, ed altre incursioni violente continueranno nei prossimi giorni. Da ieri attivisti italiani, spagnoli e statunitensi hanno organizzato il naviglio ‘Oliva’ per fare scudo ai pescatori palestinesi, oggetto di continue aggressioni da parte della marina israeliana.

27 aprile 2011   Al Cairo, con la mediazione del capo dei servizi Murad Murafi e del ministro degli Esteri Nabil el Arabi, Khaled Meshal per Hamas ed Abu Mazen per il Fatah rispondono alla richiesta di unità della popolazione palestinese ed annunciano un accordo, la cui sottoscrizione è fissata fra una settimana. Immediata la replica del premier israeliano Benjamin Netanyahu - "l’Anp deve mettersi in testa che deve scegliere tra Hamas e Israele"- e della Casa bianca, che intima ad Hamas di riconoscere lo stato ebraico e disarmare. Hamas replica di non accettare ultimatum né di negoziare con Israele e "non incoraggia nessuno a farlo perché non porta a niente". L’annuncio dell’intesa causa l’eclissamento dei personaggi dell’Anp più compromessi nel golpe anti- Hamas, Sami Samhadana, Rashid Shabak e dello stesso Mohammed Dahlan.

28 aprile 2011   Al Cairo, in un’intervista concessa alla tv "al Jazeera", il ministro degli Esteri Nabil el Arabi annuncia la decisione di aprire entro maggio il valico di Rafah al passaggio di persone e cose per far finire, dal lato egiziano, l’assedio di Gaza definito "immorale e disumano". Un altro duro colpo per l’asse Us-israeliano che si attiva presso la giunta militare egiziana al fine di ottenere la sostituzione del ministro. In effetti, tempo 2 settimane, Nabil el Arabi andrà a sostituire Amr Moussa alla Lega araba e l’incarico agli Esteri sarà affidato a Nabil Fahmi, già ambasciatore egiziano a Washington.

4 maggio 2011   Al Cairo, Khaled Meshal e Abu Mazen sottoscrivono l’accordo annunciato il 27 aprile. Prevede la formazione di un esecutivo tecnico incaricato di indire elezioni legislative e presidenziali entro un anno, la rifondazione dell’Olp come rappresentanza unitaria di tutte le componenti palestinesi, la liberazione dei prigionieri politici detenuti in Cisgiordania ed a Gaza, l’avvio della riunificazione delle forze di sicurezza – il nodo più pesante data la sottomissione ad Us-Israele dei servizi di Ramallah- che resterebbero per altro separate fino alle elezioni. L’intesa è dichiaratamente diretta a portare i palestinesi uniti alla proclamazione dello Stato palestinese entro le frontiere del 1967 e con Gerusalemme est capitale, da attuarsi in occasione della sessione di settembre dell’Assemblea dell’Onu. A Gaza ed in Cisgiordania la popolazione festeggia la ritrovata unità e manifesta contro l’occupazione israeliana.

10 maggio 2011                Israele reagisce all’accordo Hamas- Fatah con il sequestro dei dazi spettanti all’Anp, come nel 2006 dopo la vittoria elettorale di Hamas: trattandosi del maggior introito dell’Anp, i dipendenti pubblici restano senza stipendio. Negli Usa, si dimette l’inviato in Medio oriente George Mitchell, causa il fallimento del negoziato israelo- palestinese.

13-15 maggio 2011          Nell’anniversario della Nakbah, la Catastrofe palestinese, si manifesta nei Territori e in diversi stati arabi a favore del Ritorno e dello Stato palestinese. In Egitto però le forze armate bloccano gli accessi verso il valico di Rafah e procedono a 180 arresti fra i manifestanti che, al Cairo, rivendicano la chiusura dell’ambasciata israeliana. A Gerusalemme, la polizia israeliana blinda la città e disperde i dimostranti, uccidendo il 17enne Milad Ayash. Il 15 maggio, Israele risponde con lo stragismo alla marcia pacifica dei palestinesi che da Libano, Siria, Giordania e Gaza si dirigono verso Israele, lo stato rubato: 20 i palestinesi uccisi, quasi tutti ai confini col Libano e sul Golan siriano, centinaia i feriti.

19 maggio 2011                A Washington, nel corso di un intervento, il presidente Barack Obama rimprovera l’Anp di Abu Mazen per l’accordo con Hamas ("terrorista") e perora la ripresa dei negoziati israelo- palestinesi al fine di creare uno "stato smilitarizzato" palestinese, esplicitando la contrarietà americana alla autoproclamazione prevista per settembre. Nonostante un cenno ai "confini del 1967", Obama chiarisce l’indomani, in un incontro con Netanyahu, ed in un successivo intervento all’Aipac, la lobby sionista, l’allineamento americano ai desiderata israeliani, il rinvio sine die dello status di Gerusalemme e del ritorno dei profughi, infine la più ferma condanna della resistenza palestinese. Obama ripeterà l’ostracismo americano all’autoproclamazione palestinese anche a Deauville, il 27 maggio, nel corso di un moribondo G8.

28 maggio 2011                Le autorità egiziane sbloccano finalmente il passaggio di persone al valico di Rafah, rinviando ad una fase successiva il passaggio delle merci: una nave malese, recante aiuti e materiali per le condutture idriche, resta perciò bloccata per settimane. Inoltre, detenendo Israele i registri anagrafici, molti residenti non dispongono di documenti validi, dato che quelli rilasciati dalle autorità di Gaza non sono riconosciuti all’estero e l’Anp ritiene tuttora di dover chiedere il permesso di rilascio allo stato ebraico. Comunque centinaia di abitanti di Gaza attraversano il confine già nella prima giornata, in un clima di festa.

5 giugno 2011    Per la seconda volta in 20 giorni, i militari israeliani sparano sui palestinesi che dal campo profughi di Yarmuk ed altri villaggi siriani (le autorità libanesi hanno impedito analoga marcia) si dirigono verso le terre occupate nella Guerra dei 6 giorni: incerto il numero delle vittime che le autorità siriane quantificano in 23, ed in 300 i feriti. L’indomani, durante la celebrazione delle esequie a Yarmuk, si accendono scontri - protagonisti uomini della sicurezza e militanti del Fp- cg (comando generale)- che causano altre vittime. Violenze israeliane anche in Cisgiordania, fra le quali spicca l’incendio di una moschea ad el Megahyer, vicino Ramallah; ed a Gaza, dove i soldati in diverse incursioni hanno distrutto i raccolti di grano, per impedire alla popolazione di sfamarsi.

10 giugno 2011 A Jenin, forze israeliane sequestrano il ministro per i Prigionieri palestinesi Wasfi al Qibha, di Hamas. Altri esponenti politici sono stati prelevati nei giorni scorsi: fra essi Nizar Ramadan di ‘Cambiamento e riforma’, il deputato islamista Abdel Rahman Zeidan, l’esponente di Fatah Hussam el Kader, si ritiene per ritorsione contro il processo unitario palestinese.

13 giugno 2011 Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sceglie Roma per rilanciare l’ostracismo all’autoproclamazione dello Stato palestinese prevista per settembre, insieme al primo ministro italiano Silvio Berlusconi. Questi è stato preceduto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, giunto in Israele a metà maggio per ritirare il premio Dan Davis, per condannare le "iniziative unilaterali" e perorare la "ripresa del negoziato". Oltre che sulla sottomissione dell’Italia, Israele conta in Europa su quella di Olanda e Repubblica ceca. Intanto il governo israeliano annuncia l’avvio imminente delle perforazioni dei giacimenti di gas al largo di Gaza. L’ennesimo furto di risorse palestinesi dovrebbe fruttare allo stato ebraico un miliardo e 200 milioni metri cubi di gas.

16 giugno 2011 Presso Hebron, i militari israeliani sequestrano il deputato di Hamas Samir al Qadi: sono attualmente 17 i parlamentari islamici prelevati dalle forze di occupazione. Nella stessa giornata tali forze reprimono le manifestazioni contro la confisca di terre a Ramallah e Nablus. Si stanno anche dedicando, informa l’agenzia Infopal, ad asportare tombe ed ossari dai cimiteri palestinesi di Giaffa e Mamilla, per fare posto ad edifici ebraici.

19-20 giugno 2011           Giunge a Gaza via terra la carovana ‘Miglia di sorrisi’, con decine di attivisti nordafricani ed europei recanti aiuti sanitari. Dal Sudafrica è annunciato imminente un Convoglio per la libertà dei prigionieri palestinesi che intende portare solidarietà ed aiuti alle famiglie dei sequestrati e divulgare gli abusi e le sevizie praticati dalle autorità israeliane ai loro danni. Secondo un rapporto di Ramallah, le sevizie sono state inflitte anche al 90% dei minori fermati o trattenuti nelle carceri israeliane, inclusi diversi casi di abusi sessuali.

23 giugno 2011 L’agenzia "Infopal", riprendendo "al Arabiya", riferisce che migliaia di palestinesi di Gaza hanno dato seguito all’annuncio del Cairo di concedere la cittadinanza ai figli di cittadine egiziane, presentando la richiesta e la documentazione relativa. L’agenzia ricorda che da molto tempo simili pratiche erano state bloccate in diversi paesi arabi, con la motivazione di non compromettere l’identità palestinese. Ora, la caduta della dittatura egiziana riaccende le speranze ed apre nuovi scenari per Gaza.

3-4 luglio 2011  Ad Atene, incoraggiato dall’invito dei governi occidentali e del segretario dell’Onu Ban Ki Moon ad ostacolare la partenza della Freedom Flotilla 2, dopo aver accampato per settimane motivi burocratici, il governo Papandreu esplicita il divieto di salpare per Gaza alle 10 navi della Flotilla. Inutili le manifestazioni e le proteste degli attivisti in Grecia come nei paesi di provenienza. Un centinaio fra essi, imbarcati alla spicciolata in aereo, saranno fermati ed incarcerati. Intanto, Israele lancia un missile su Gaza uccidendo 2 palestinesi e ferendone altri.

11 luglio 2011    La Knesset emana la legge, da tempo annunciata, che reprime ed impone pesanti risarcimenti a coloro che attueranno il boicottaggio dei beni prodotti nei Territori occupati col marchio di Israele. Un altro progetto di legge, approdato al parlamento, pone l’obbligo di pagare le spese di demolizione delle case alle stesse vittime (palestinesi) dei relativi provvedimenti.

19 luglio 2011    La Marina israeliana blocca il naviglio francese Dignité, l’unico sfuggito al blocco della FF2. Fra i suoi passeggeri alcuni si sono dedicati a critiche e polemiche verso un presunto "estremismo" di altri attivisti. Anch’essi vengono fermati, con un trattamento un po’ meno pesante e dei distinguo. Israele pretende difatti di decidere chi sono i "veri pacifisti" contrapposti ai "finti" che simpatizzano per la resistenza palestinese, per tali "terroristi". Il movimento internazionale a sostegno della Palestina, già piuttosto disomogeneo, si divide ora sulle cause del fallimento e sulla gestione della Flotilla.

26 luglio 2011    Ad Istanbul (Turchia) gli ambasciatori palestinesi si riuniscono per preparare la richiesta all’Onu dello Stato palestinese con Gerusalemme est capitale, entro le frontiere precedenti la guerra dei sei giorni del 1967, alla presenza del ministro degli Esteri Davutoglu e del premier Tayyp Erdogan. Abu Mazen, anch’egli presente, ha però incaricato Saeb Erekat, lo stesso negoziatore la cui ambiguità è stata svelata dai "Palestinian Papers", di incontri segreti con esponenti israeliani per valutare la ripresa del negoziato bilaterale. Ne informa nei prossimi giorni il quotidiano "Haaretz" che svela l’altra mossa israeliana, se il negoziato dovesse fallire: la denuncia degli accordi di Oslo che hanno dato vita all’Anp (v.a. note 12 agosto e 31 agosto 2011).

1 agosto 2011    Nel campo profughi di Qalandia, i militari israeliani uccidono 2 palestinesi che cercavano di contrastare il sequestro di un loro compagno. Le forze sioniste si accaniscono anche contro le manifestazioni a favore della riapertura del valico a nord di Gaza, ferendo 15 dimostranti.

7 agosto 2011    Al Cairo, riprendono i colloqui fra Hamas e Fatah, bloccati dalla pretesa di quest’ultimo di imporre a capo del governo unitario Salam Fayyad, gradito agli Usa, e di tenere elezioni amministrative separate in Cisgiordania, violando l’accordo raggiunto in primavera. I colloqui proseguono sulla liberazione dei prigionieri politici ma nei prossimi giorni, obbedendo ad Israele, l’Anp di Ramallah procederà a nuove decine di arresti, così vanificando il dialogo.

12 agosto 2011 Il governo israeliano approva una nuova fase della espansione coloniale a Gerusalemme est, dove saranno costruiti migliaia di appartamenti per gli ebrei: 900 sono previsti solo ad Har Homa. Lo stato ebraico risponde così sia all’eventuale autoproclamazione dello Stato palestinese, annunciata per settembre, sia alle proteste sociali che mobilitano giovani e famiglie israeliane, partite proprio sulla questione alloggi. Il governo Netanyahu prevede di accontentare i contestatori, che si distinguono per la indifferenza alla vessazione dei palestinesi, sottraendo altre terre a questi ultimi.

18 agosto 2011 Ad Eilat, un convoglio di militari israeliani è attaccato da un commando che, in una triplice azione, provoca la morte di 8 soldati. Subito scatta la reazione con aerei da guerra e teste di cuoio che eliminano 7 arabi, ritenuti componenti del commando, e 5 soldati egiziani presso la frontiera. Israele profitta dell’occasione per incolpare Gaza ed Hamas ed effettuare altri bombardamenti punitivi contro la Striscia: almeno 15 sono i palestinesi uccisi, fra cui bambini, decine i feriti in 20 incursioni omicide. Oltre ai palestinesi, si mobilita la piazza egiziana chiedendo alle autorità di espellere l’ambasciatore israeliano. Lo stato ebraico respinge la richiesta di scuse e fa sapere che è l’Egitto a doversi scusare per non aver impedito il passaggio del commando dal Sinai.

26 agosto 2011 Preceduta da Hamas il 22 agosto, Jihad islamica annuncia una tregua unilaterale con Israele, fermando il lancio di razzi a partire da oggi. In sole 24 ore le forze militari sioniste hanno ucciso 6 palestinesi, fra i quali 2 militanti di Jihad, e ferito decine di persone nei raid punitivi su Gaza.

31 agosto 2011 Il quotidiano israeliano "Haaretz" rivela, sulla base di un documento riservato della Difesa, che Israele si prepara all’autoproclamazione dello Stato palestinese armando ed addestrando i coloni a reagire militarmente alle concomitanti manifestazioni palestinesi. Fra gli armamenti sarebbero forniti alle milizie coloniche gas e granate assordanti. (V.a. note 26 luglio e 12 agosto 2011).

2 settembre 2011            La commissione, formata in ambito Onu e guidata dal neozelandese Geoffrey Palmer, anticipa i risultati dell’inchiesta sull’assalto israeliano del 31 maggio 2010 alla nave turca Mavi Marmara, che recepiscono i desiderata israeliani: legittimo il blocco navale di Gaza, legittimo l’arrembaggio di navi in acque internazionali, se praticati dallo stato israeliano la cui "sicurezza" deve prevalere sulle normative, legittima la reazione violenta degli assalitori, sempre perché israeliani e perché un gruppo di passeggeri, anziché subire l’assalto, avrebbe attuato una "resistenza organizzata e violenta". Lo stato ebraico è criticato solo per metodi "eccessivi ed irragionevoli" che hanno portato alla morte "non accettabile" di 10 persone. Soddisfatto (con riserve sull’ultimo punto), il governo Netanyahu chiarisce una volta per tutte che non porgerà mai scuse alla Turchia. A quest’ultima, in sintonia con le reazioni indignate dei palestinesi, non resta che dichiarare il rapporto "nullo" perché viola il diritto internazionale per soddisfare le pretese di un singolo Stato, espellere l’ambasciatore israeliano ed annunciare il congelamento degli accordi di cooperazione militare con lo stato ebraico nonché misure da definirsi per la sicurezza della navigazione nel Mediterraneo orientale, compromessa dalla prepotenza israeliana. Secondo il quotidiano turco "Hurriyet", si tratterebbe di portare aiuti a Gaza mediante navi militari.

6 settembre 2011            Israele già rompe la tregua con Hamas, incolpandola di un altro razzo che sarebbe stato sparato verso il Negev: un raid punitivo contro Gaza uccide un giovane dei Comitati popolari e ferisce un bambino. Dall’inizio dell’ultima offensiva le vittime palestinesi sono 27. In Cisgiordania, nella sua dimora ad Aqeb, le forze israeliane arrestano un altro deputato di Hamas, Mohammed Abu Tir, già imprigionato dal 2006 al 2010, senza fornire motivazioni. Da parte loro i coloni attaccano ed incendiano una moschea presso Nablus.

8 settembre 2011            A Gaza, inizia il processo contro 4 salafiti accusati di concorso o favoreggiamento dell’omicidio di Vittorio Arrigoni - Mohammed Salfiti, Tareq Asasnah, Amer Abu Ghoula, Khader Jram - la cui difesa tenta di addossare ogni colpa ai due morti nello scontro con la polizia, il giordano Abdel Rahman el Brizat ed il palestinese al Omari. L’accusa, che ritiene l’esistenza di manovratori esterni alla cellula, non ha raccolto prove sufficienti per dimostrarlo (vedi nota 14-15 aprile 2011).

15 settembre 2011          A Ramallah, è confermato che il presidente dell’Anp Abu Mazen rivolgerà la richiesta di ammissione della Palestina all’Onu al Consiglio di sicurezza, dov’è scontato il veto Usa, anziché, come precedentemente annunciato, all’Assemblea generale, all’interno della quale la maggioranza richiesta è invece pressoché certa. Abu Mazen ed il suo entourage, la cui sopravvivenza dipende dal sostegno politico e monetario statunitense, non vogliono rompere con Usa-Israele e, a dispetto di tutto, restano dell’idea di servirsi della mossa diplomatica per rilanciare, oltre che se stessi, il fallimentare negoziato. Il Fatah ha però imposto ad Abu Mazen di accompagnare alla richiesta al Consiglio di sicurezza analoghe richieste a varie agenzie dell’Onu e di non escludere quella all’Assemblea, dopo il rifiuto del Consiglio.

23 settembre 2011          A New York, Abu Mazen illustra all’assemblea dell’Onu la richiesta, rivolta al Consiglio di sicurezza, di ammissione della Palestina come stato membro, contrastata dal presidente americano Barack Obama. "Non siamo noi, ma gli israeliani e i palestinesi che devono trovare un accordo"- dichiara, continuando la finzione che "le parti" abbiano pari possibilità e siano egualmente libere delle proprie azioni. L'asse Usa- Israele intensifica intanto le pressioni sui membri del Consiglio per far mancare la maggioranza richiesta (9 voti) ed evitare così che gli Usa debbano porre l’impopolare veto. Per punire i palestinesi, si prospetta inoltre il congelamento dei finanziamenti all’Anp, che sarà votato dal Congresso, causando a breve il blocco dei progetti Usaid in Cisgiordania.

27 settembre 2011          In Cisgiordania, coloni ebrei sfogano il loro malanimo verso i palestinesi rilanciando la campagna "spara a chi lancia sassi", che accompagnò la prima Intifada: pretesto ne è questa volta un incidente stradale in cui sono morti 2 coloni, attribuito anch’esso ai palestinesi. Intanto, in uno dei tunnel che collegano la Striscia all’Egitto, già cimitero di almeno un centinaio, muoiono altri 3 palestinesi. Le autorità di frontiera egiziane, per impedire un passaggio massiccio, hanno immesso acqua nelle gallerie (v. fra le altre note 21 ottobre 2008,26 luglio e 28 dicembre 2009, 28 aprile e 7 dicembre 2010).

3 ottobre 2011  In un crescendo di violenza verso i villaggi palestinesi, coloni ebrei incendiano una moschea a Tuba, sul lago di Tiberiade. La polizia israeliana interviene però contro i giovani palestinesi che protestano bloccando le strade d’accesso. Un altro obiettivo dei coloni, come e più degli anni precedenti, sono gli ulivi la cui raccolta è l’unica fonte di sostentamento per decine migliaia di famiglie palestinesi: solo nello scorso mese i coloni hanno abbattuto o bruciato oltre mille alberi e dato vita ad una serie di aggressioni contro i contadini.

5 ottobre 2011  Il Consiglio esecutivo dell’Unesco, l’agenzia Onu per l’educazione, la scienza e la cultura, dà il via libera all’ammissione della Palestina, con 40 voti su 58, premessa per il successivo voto in assemblea (vedi nota 31 ottobre). Lo status di membro dell’Unesco consentirà ai palestinesi di chiedere la registrazione e la tutela dei luoghi di rilevanza storica e religiosa e contrastarne così le annessioni forzate da parte di Israele.

18 ottobre 2011                A Gaza, la popolazione in festa si riversa nelle strade per accogliere, con Ismail Haniyeh, i primi 477 prigionieri liberati dalle carceri israeliane. E’ stato negoziato difatti lo scambio fra il caporale Gilad Shalit e 1027 prigionieri palestinesi incarcerati in Israele (v. nota 18 dicembre 2011). Un’importante vittoria per i palestinesi e per Hamas che ha dovuto però rinunciare, per sbloccare lo scambio, alla liberazione degli altri palestinesi imprigionati, ben 5.000, fra i quali i popolari capi della resistenza Marwan Barghouti (Fatah) ed Ahmad Saadat (Fplp). Israele ha imposto infine che un centinaio fra i liberati, ritenuti "pericolosi", anziché tornare alle loro case in Cisgiordania, siano accolti a Gaza od esiliati in altri paesi.

26 ottobre 2011                Sul "Manifesto", Michele Giorgio informa di un rapporto del Comitato per l’educazione israeliano che riferisce in dettaglio le parti censurate dei libri adottati dalle scuole private palestinesi a Gerusalemme est. Fra le pagine cancellate, gran parte della storia palestinese dalla Dichiarazione di Balfour (1917) alla Nakbah (1948), l’Intifada, l’appropriazione delle risorse idriche palestinesi a vantaggio degli insediamenti ebraici e dirottamento degli scarichi fognari degli stessi verso i villaggi palestinesi: informazioni ritenute idonee ad "incitare alla violenza ed all’intolleranza".

29-31 ottobre 2011         Presso Rafah (Gaza), un raid aereo israeliano uccide 7 attivisti di Jihad in un campo di addestramento. Jihad risponde con un lancio di razzi su Ashdod ed Asqelon che provocano un morto ed alcuni feriti. L’aviazione sionista torna a colpire, uccidendo ancora: 12 i palestinesi ammazzati in soli 3 giorni. Nonostante un tentativo di mediazione egiziano, Israele minaccia un’offensiva generalizzata contro la Striscia.

31 ottobre 2011                A Parigi, l’assemblea dell’Unesco approva l’ammissione della Palestina come stato membro con 107 voti favorevoli contro 14 e 52 astenuti. L’Europa, come già in sede di esecutivo (v. nota 5 ottobre) si è divisa tra favorevoli (Francia e Spagna), contrari (Germania) ed astenuti (Italia e Gran Bretagna). Scontato il no degli Usa che annunciano, per rappresaglia ad una decisione "riprovevole e prematura", il taglio dei fondi all’agenzia (ma "resteremo nell’Unesco per tutelare i nostri interessi"). Israele reagisce a sua volta annunciando il "congelamento" dei dazi e gli altri introiti che riscuote per conto dell’Anp e l’incremento della colonizzazione nei Territori.

Ottobre 2011     A Bersheeva, nel Negev, migliaia di beduini protestano contro la ‘Nakbah del nuovo millennio’, lo smantellamento forzoso dei loro insediamenti programmato da Israele per espandere quelli ebraici, che già hanno rubato terra e risorse idriche ai beduini, la cui sorte sarebbe un nuovo campo presso una discarica. A rischio fra l’altro è la famosa ‘scuola delle gomme’, iniziativa della associazione cristiana Vento di terra, costruita con pneumatici riempiti di sabbia e calce, che lo stato ebraico vuole abbattere.

4 novembre 2011            Al largo di Gaza, la marina israeliana assalta due navi, l’irlandese Saoirse e la canadese Tahrir, cariche di aiuti per la popolazione della Striscia e sequestra gli attivisti a bordo: benché l’assalto sia avvenuto in acque internazionali, essi sono accusati di "ingresso illegale in Israele", prima di venire espulsi.

7 novembre 2011            L’agenzia "Infopal" riassume un documento odierno dell’Ocha, l’agenzia Onu per i diritti umani in Palestina, che documenta zona per zona confische, demolizioni, sfratti compiuti da Israele a danno dei palestinesi: in totale un migliaio fra essi sarebbero stati costretti a lasciare le proprie case nel solo anno in corso.

12 novembre 2011          Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, a maggioranza, ufficializza il rifiuto ad ammettere la Palestina come Stato membro (v. nota 23 settembre 2011).

22 novembre 2011          A Gaza, dal valico di Rafah, giunge la "Carovana della primavera delle libertà", composta da decine di leader politici, parlamentari ed attivisti di tutti i continenti. Si conclude, dopo 4 giorni di visita e incontri con i rappresentanti e la popolazione di Gaza, con la "Dichiarazione universale contro l’assedio".

8-9 dicembre 2011          A Gaza, un raid israeliano uccide 2 militanti palestinesi a bordo della loro auto. La risposta è la ripresa del lancio di razzi, cui segue un secondo raid israeliano di rappresaglia contro una casa palestinese: vi resta ucciso un uomo anziano, ferite 3 donne e 7 bambini. Altra vittima palestinese è Mustafa Temimi, colpito a morte da un lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo, mentre manifestava contro il Muro dell’apartheid presso Ramallah. Daterebbe a questi giorni anche l’ennesimo sequestro operato dal Mossad di un dirigente di Hamas, questa volta in territorio egiziano.

14-15 dicembre 2011     A Burqa, presso Ramallah (Cisgiordania) ed a Gerusalemme, coloni ebrei compiono raid contro 2 moschee, appiccandovi fuoco ed imbrattando i muri con scritte anti- arabe e blasfeme. Dall’inizio dell’anno, le moschee attaccate allo stesso modo sono 8.

17 dicembre 2011            L’agenzia "Infopal", continuando la documentazione della colonizzazione sionista in Palestina, riprende dalla stampa israeliana un piano strategico diretto alla costruzione di oltre 60.000 unità abitative a Gerusalemme est, con la motivazione che nella parte ovest della città mancherebbero lotti edificabili. Un terzo circa di tali unità ha già ricevuto il via libera dalla commissione ministeriale competente (v. da ult. nota 7 novembre 2011). Procede celermente anche l’espansione di Gush Etzion, finalizzata anche ad isolare Betlemme.

18 dicembre 2011            Si completa lo scambio fra il caporale Shalit ed i prigionieri palestinesi con la scarcerazione dei restanti 550 (v. nota 18 ottobre 2011): fra essi, 55 adolescenti. Nelle carceri israeliane ne restano incarcerati almeno altrettanti, su 5000 prigionieri politici. E le forze sioniste non fermano gli arresti: negli ultimi 8 giorni sarebbero stati catturati 20 palestinesi nella sola Gerusalemme.

27 dicembre 2011            Le forze israeliane continuano gli ‘omicidi mirati’ di palestinesi: la vittima di oggi è un giovane esponente di Jihad, Abdallah Hatab. Il capo di Sm generale Gantz, così come i suoi predecessori Mofaz e Yaalon, dichiara che tali omicidi non bastano più a fermare i razzi e "la minaccia di Hamas"; e ventila una nuova pesante offensiva militare contro Gaza, benché la leadership di Hamas confermi in questi giorni l’ordine di fermare il lancio dei razzi.

1 gennaio 2012 Il primo ministro di Gaza, Ismail Haniyeh, giunge in visita in Turchia, tappa di un tour che lo porta in Egitto, Tunisia, Sudan, ovunque accolto con tutti gli onori. I commentatori attribuiscono ad Hamas un "riposizionamento" favorito dagli sconvolgimenti nella regione e dall’ascesa dei Fratelli mussulmani che premono per staccare Hamas dalla Siria, sconvolta dalla guerra civile (diversi esponenti difatti, dalla scorsa estate, si stanno trasferendo da Damasco ad altre città arabe e fra essi Khaled Meshal), e dall’Iran. L’iniziativa diplomatica comprende per altro una tappa importante di Haniyeh proprio a Teheran, nei primi di marzo.

10 gennaio 2012               Il Parlamento israeliano, la Knesset, è teatro di nuove iniziative anti- palestinesi: si discute di risarcimenti danni elevatissimi per chi critichi il regime e la sua politica coloniale, di reprimere le ong sospette di parteggiare per i diritti dei palestinesi; perfino di vietare i canti dei muezzin, ritenuti "rumori molesti" . Per tutelare la "ebraicità di Israele" oggi sono approvate nuove norme contro i migranti di varie nazionalità ed i richiedenti asilo. Allo stesso scopo, la Corte suprema reitera in questi giorni l’interpretazione più rigorosa della legge sulla cittadinanza che nega ai palestinesi coniugati con israeliani il diritto al ricongiungimento familiare.

18 gennaio 2012               Dopo diversi giorni di calma, l’aviazione israeliana bombarda Gaza uccidendo presso Beit Hanun 2 palestinesi che, a bordo di un carro trainato da un asino, erano intenti alla ricerca di metalli da rivendere per sostentarsi.

28 gennaio 2012               Khaled Meshal, il leader di Hamas in esilio a Doha - che ha annunciato la sua prossima uscita di scena ma, come Haniyeh, viaggia fra le capitali arabe (v. nota 1 gennaio) - giunge in visita ad Amman (Giordania) per incontrare re Abdallah e ricucire i rapporti interrotti nel 1999, quando fu cacciato per le pressioni israelo- americane. La visita è stata preceduta dal riconoscimento, da parte del governo giordano, che tale evento fu "un gravissimo errore".

2 febbraio 2012                A Gaza, la popolazione contesta la delegazione Onu guidata da Ban Ki Moon che aveva promesso di farsi mediatrice con Israele per la liberazione di prigionieri politici ed ora, rimangiata la promessa, ha rifiutato perfino di incontrare le famiglie dei sequestrati. Poche ore dopo la partenza della delegazione, forze israeliane bombardano 3 "tunnel della sopravvivenza" e caricano la manifestazione settimanale contro il Muro, ferendo 13 persone.

6 febbraio 2012                A Doha (Qatar), è rilanciato l’accordo interpalestinese del 4 maggio 2011 (vedi nota relativa), finora inapplicato, che prevede la formazione di un governo unitario incaricato di gestire la fase preelettorale, guidato da Abu Mazen. Ancora una volta però l’accordo è in forse per il dissidio fra i partiti indipendenti ed il Fatah; e per un nuovo contrasto interno ad Hamas fra il gruppo che sostiene l’uscente Khaled Meshal, favorevole al compromesso, ed i gruppi più legati alla resistenza armata, come le brigate Ezzedine al Qassam, che fanno riferimento a Mohammed Deif, Mahmud Zahar, Khalil Haya. Fra i due gruppi media il primo ministro Ismail Haniyeh. Intanto, la Svizzera annuncia di aver depennato Hamas dalla lista nera dei "terroristi": risultato connesso alla primavera egiziana.

7 febbraio 2012                A Gerusalemme, coloni ebrei attaccano il monastero della Croce, danneggiato ed imbrattato con frasi anti- cristiane, ed una scuola mista, Hand in Hand, accusata di inserire nei programmi la Nakbah, la Catastrofe palestinese che Israele vieta perfino di nominare: la scritta "morte agli arabi" è il ricordo lasciato dai coloni. Sorte analoga toccherà, il 18, alla chiesa dei Battisti gerosolimitani, già danneggiata tempo fa da un incendio doloso.

21 febbraio 2012              A Gerusalemme, è raggiunta un’intesa fra la Procura israeliana e la difesa di Khader Adnan, esponente di Jihad in sciopero della fame da 66 giorni contro la detenzione amministrativa ed in gravi condizioni, la cui lotta è sostenuta da manifestazioni in tutta la Palestina. Adnan accetta il nutrimento ma la scarcerazione non avverrà prima del 17 aprile, scontati i 4 mesi di detenzione comminati. La lotta di Adnan è continuata da Hana Shalabi, 29enne di Jenin scarcerata nell’ambito dello scambio di prigionieri in autunno ed ora nuovamente imprigionata e posta in isolamento, che intraprende anch’essa lo sciopero della fame.

29 febbraio 2012              A Ramallah, militari israeliani irrompono nelle sedi di due emittenti palestinesi, “al Quds television” e “Wattan tv”, entrambe controllate dall’Anp, per bloccarne le trasmissioni, che "interferiscono con le trasmissioni autorizzate", cioè israeliane, e sequestrare trasmettitori e computer. Fonti palestinesi, riprese dall’agenzia "Infopal", denunciano che nel corso del mese gli israeliani hanno confiscato oltre 700 ettari di terre e demolito 33 abitazioni palestinesi, ai fini dell’espansione coloniale ebraica in Cisgiordania.

2 marzo 2012     A Gaza, il primo ministro Ismail Haniyeh accusa Israele e l’Egitto per il blocco di forniture di carburante che ha provocato una grave carenza di energia elettrica a Gaza. Di più, egli denuncia "forti pressioni" esercitate dal regime egiziano sulla leadership di Gaza per cercare di ottenerne "concessioni politiche in cambio della soluzione del problema". Respingendole, Haniyeh afferma che Gaza può rivolgersi in alternativa ad Algeria ed Iran.

6-7 marzo 2012 In Cisgiordania, le forze israeliane compiono decine di arresti privilegiando i sostenitori di Hamas: fra di essi il leader al Hashash a Nablus ed alcuni ex prigionieri scarcerati nell’ambito dello scambio con il caporale Shalit. Hamas accusa le forze dell’Anp di avere operato a loro volta 4 arresti a Nablus ed Hebron di propri simpatizzanti, fatto che evidentemente non favorisce la concretizzazione dell’accordo interpalestinese del 6 febbraio.

16 marzo 2012  A Imneizil, nel sud della Cisgiordania (area C), le autorità israeliane ordinano lo smantellamento di pannelli solari e turbine eoliche necessari per la produzione di energia elettrica. Citando fonti dei servizi, il "Guardian" riferisce che ciò fa parte di un più vasto piano di smantellamenti e demolizioni di impianti palestinesi. L’irritazione degli alleati europei di Israele, che hanno in parte finanziato le opere, si riduce a qualche balbettio. Stessa sorte è riservata ad un rapporto di Save the Children sugli imprigionamenti (attualmente 170) di minori palestinesi e sui maltrattamenti cui sono sottoposti : "abusi fisici e mentali come la privazione del sonno, l’isolamento, minacce di abuso sessuale o di imprigionamento a tempo indeterminato", allo scopo di estorcere loro confessioni ed informazioni.

22 marzo 2012  Il Consiglio dei diritti umani dell’Onu, con 36 voti favorevoli e 10 astenuti, decide di proseguire l’indagine sulla colonizzazione israeliana in Cisgiordania e Gerusalemme est per valutare "le implicazioni sui diritti civili, politici, economico-sociali, culturali del popolo palestinese". Due rapporti europei, riferiti a Gerusalemme e Ramallah, registrano l’aumento fino al triplo delle violenze dei coloni contro i palestinesi e le loro terre. Categorica la risposta israeliana: decisione e rapporti sono "superflui e stravaganti", con la conseguenza che, come sempre, non sarà consentito l’accesso agli ispettori dell’Onu.

30 marzo 2012  Migliaia di palestinesi commemorano le vittime della ‘Giornata della Terra’ (30 marzo 1976) dirigendosi verso i posti di blocco israeliani. A Gaza, i soldati sparano contro di loro ad altezza d’uomo falciando un 20enne a Beit Hanun e ferendo altri 37. Decine di feriti ed arresti anche a Gerusalemme, presso la porta di Damasco, Betlemme, Qalandya. Si sono svolte altre dimostrazioni nei paesi arabi, con cortei diretti ai confini con Israele, in India, Malaysia ed Europa.

2 aprile 2012      Nel carcere israeliano di Hadarim, Marwan Barghouti è posto in isolamento come punizione per aver diffuso, nella Giornata della Terra, un appello ai palestinesi perché avviino la terza Intifada e cessino ogni politica collaborazionista con Israele, ivi compresi i fallimentari negoziati: una sconfessione di fatto della leadership del Fatah. Le autorità israeliane hanno invece scarcerato Hana Shalabi, in condizioni critiche dopo il prolungato sciopero della fame contro la detenzione amministrativa (v. nota 21 febbraio 2012), confinandola a Gaza. La donna ha dichiarato che i carcerieri aumentavano la sua sofferenza consumando pasti davanti a lei.

9 aprile 2012      Reazioni furiose in Israele e nei paesi occidentali contro Gunter Grass che, dalle pagine di "Suddeutsche Zeitung", ha accusato lo stato ebraico in relazione al suo arsenale atomico ed ai preparativi di guerra contro l’Iran. Il clamore suscitato fa emergere i tentativi israeliani di rinviare sine die la conferenza di Helsinki sul disarmo nucleare, che il presidente Usa Barack Obama ha per ora fatto spostare a dopo le elezioni presidenziali. L’intento statunitense di proteggere l’arsenale nucleare israeliano, così detto segreto ma arcinoto in tutto il mondo, e consentirgli il monopolio nella regione non è condiviso neppure dagli alleati arabi degli Usa.

15 aprile 2012   All’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, centinaia di agenti fermano 150 attivisti della campagna "Benvenuti in Palestina 2012" che, nel nome di Vittorio Arrigoni, intendevano recarsi nelle città palestinesi: a decine vengono espulsi, i rifiutanti il rimpatrio imprigionati. Altri dimostranti, in specie europei, non sono potuti partire causa la sottomissione delle compagnie aeree agli ordini israeliani. Fa il giro del web un video che mostra un ufficiale israeliano picchiare al volto con il calcio del suo M16 un attivista danese, a Gerico.

15 aprile 2012   A Gaza, nell’udienza del processo sull’omicidio di Vittorio Arrigoni (v. note 14-15 aprile e 18-19 aprile 2011), gli imputati Tarek Asasnah, Khader Jram e e Mahmoud Salfiti ritrattano le precedenti ammissioni affermando che sono state loro estorte e di essersi limitati ad appoggiare il rapimento per "dare una lezione" al volontario che viveva secondo costumi occidentali; mentre attribuiscono ogni responsabilità dell’esecuzione agli altri componenti del commando, Rahman Breizat e Bilal al Omari, rimasti entrambi uccisi nello scontro con la polizia di Hamas. Il processo ha complessivamente deluso per l’inerzia dei giudicanti e il mancato impegno nella ricerca dei mandanti.

24 aprile 2012   A Gerusalemme, il governo Natanyahu approva la sanatoria di 3 avamposti ebraici in Cisgiordania, Bruchin, Rachelim, Sansana, e si appresta a legalizzarne altri. Il governo sionista inizierà a giorni anche la annunciata costruzione di un nuovo Muro al confine col Libano.

2 maggio 2012   A Gerusalemme, il procuratore militare investito dell’inchiesta sull’eccidio della famiglia Samouni di Gaza (48 civili palestinesi uccisi da un raid su una casa dov’erano stati trasferiti ‘sotto la protezione’ delle forze armate israeliane intente nel massacro di Gaza, nel gennaio 2009) notifica la conclusione: ai soldati ebraici non può imputarsi né dolo né colpa.

15 maggio 2012                Nella giornata di commemorazione della Nakbah, con la mediazione egiziana, è raggiunto un parziale risultato dello sciopero della fame intrapreso da centinaia di prigionieri politici palestinesi contro le inumane condizioni di prigionia e la detenzione amministrativa: ferma restando quest’ultima, saranno "concesse" visite ai familiari dei prigionieri e la limitazione della pratica dell’isolamento, scarcerati Bilal Diab e Thaer Halahla, infine saranno restituiti alle famiglie i corpi di 91 palestinesi uccisi nel corso di attentati e scontri. Dal carcere militare di Ofer i soldati lanciano granate assordanti e lacrimogeni per disperdere gruppi di giovani che manifestavano solidarietà ai prigionieri.

17 maggio 22012              Sotto la pressione americana, Abu Mazen affossa definitivamente l’intesa con Hamas su un esecutivo di riconciliazione varando un rimpasto del governo presieduto da Salam Fayyad. Sta inoltre per giungere nella regione il nuovo inviato del Pentagono Paul Bushong, in sostituzione di Michael Moeller, con il compito di "rafforzare le forze speciali dell’Anp". I risultati si vedranno presto, nella recrudescenza della repressione in Cisgiordania. Intanto, al valico di Karni, militari israeliani disperdono i civili disarmati che protestavano contro la chiusura di Gaza, ferendone 8.

28 maggio 2012                Ad Istanbul, l’Alta Corte penale rinvia a giudizio 4 militari israeliani in relazione all’eccidio sulla nave Mavi Marmara del 31 maggio 2010: per l’impunità loro garantita da Israele e dagli "organismi internazionali", nessuno fra essi naturalmente si è presentato né si presenterà al processo.

31 maggio 2012                A Gerusalemme, il ministro della Difesa Ehud Barak dichiara che, se i palestinesi non riprenderanno i negoziati senza precondizioni, Israele potrebbe disimpegnarsi dalla Cisgiordania con un ritiro unilaterale (dalle città e zone non occupate da insediamenti ebraici). A breve almeno, il suo intervento non viene ripreso.

1 giugno 2012    Nel Neghev, un militante di Jihad s’infiltra in un kibbutz israeliano e, prima di essere ucciso, spara uccidendo a sua volta un militare ebraico. La reazione di Israele è immediata con raid aerei contro Gaza che provocano morti e feriti fra i palestinesi, e la ripresa del lancio di razzi.

18 giugno 2012 A Gaza,raid aerei israeliani uccidono 4 presunti attivisti di Jihad. Presso la frontiera egiziana, un commando colpisce la barriera in costruzione ed uccide un addetto ai lavori prima di essere a sua volta decimato. La reazione israeliana si rivolge sempre contro Gaza:al 25 giugno si contano 11 morti palestinesi: fra essi alcuni attivisti insieme a 3 ragazzini di 17,16 e 14 anni, un bimbo di 5 anni ed una bambina di 2.

24 giugno 2012 Al Cairo, piazza Tahrir esplode in manifestazioni di giubilo all’annuncio ufficiale della vittoria alle elezioni presidenziali, il cui 2° turno si è svolto una settimana fa, del candidato dei Fratelli mussulmani Mohamed Morsi: esito non scontato dopo lo scioglimento forzato della Camera bassa che aveva registrato analoga vittoria dei Fratelli. Esultano anche la piazza di Gaza ed Hamas che vedono vicina una politica estera dell’Egitto radicalmente diversa. Il nuovo presidente manterrà a breve la promessa di una svolta verso l’Iran, mentre la situazione di Gaza cambierà più gradualmente ma effettivamente, senza alcuna pubblicità in proposito.

30 giugno 2012 Fonti palestinesi e l’agenzia “Infopal” divulgano il numero dei palestinesi uccisi nel 1° semestre dell’anno dalle forze di occupazione israeliane: 58, e fra essi 11 bambini, 48 dei quali periti a Gaza a causa dei bombardamenti. Le stesse fonti comunicano che 3772 ettari di terra palestinese sono stati accaparrati da Israele, che ha autorizzato altresì 11.000 unità abitative per gli ebrei.

4 luglio 2012      L’emittente del Qatar “al Jazeera” informa che esami di laboratorio effettuati in Svizzera per iniziativa della vedova di Yasser Arafat, Suha, su capelli ed effetti personali del leader palestinese morto il 12 novembre 2004 nell’ospedale militare Percy di Clamart hanno rivelato tracce di polonio “significative”.  Suha, rilevando la repentina distruzione dei campioni di sangue di Yasser da parte dell’ospedale, ora presenta alla magistratura francese una denuncia per omicidio contro ignoti e chiede la riesumazione del corpo dalla tomba di Ramallah (v. successiva nota 6 novembre 2013).

13 luglio 2012    Si svolge la mobilitazione “Vivi per 24 ore con 24 litri d’acqua” per rivendicare ai palestinesi il diritto all’acqua della propria falda montana, dirottata verso Israele e le colonie per oltre l’80% (v. note Luglio 2007, 19 luglio 2008, 21 aprile e 18 dicembre 2009). Intanto è rientrato a Gaza, accolto con grandi feste, il calciatore palestinese Mahmoud Sarsak, imprigionato da Israele e posto in detenzione amministrativa per 3 anni: la scarcerazione è seguita ad uno sciopero della fame protratto per 90 giorni.

28-29 luglio 2012             A Gerusalemme, nella Spianata delle moschee, forze israeliane aggrediscono i fedeli mussulmani causando scontri ed operando arresti. Protette dalla polizia, bande di coloni convergono sul luogo sacro dei mussulmani per rivendicare su di esso propri presunti diritti.

5-6 agosto 2012                In seguito a un raid israeliano che uccide un militante salafita, a Rafah (Gaza), nel Sinai un commando attacca un posto di polizia egiziano, uccide 16 agenti e s’impadronisce di due mezzi blindati con cui tenta di penetrare in territorio israeliano: per venire subito bersagliato dall’aviazione ebraica che elimina gli incursori.  Interverranno pesantemente anche le forze egiziane attaccando una postazione a Sheick Zawaid  ed uccidendovi 20 presunti miliziani salafiti.  Il dirigente dei servizi del Cairo, az Zayyat, accusa Israele di manovrare gruppi estremisti per destabilizzare i rapporti fra Egitto e Gaza: accusa che, ripresa dal presidente Morsi, provoca la contraccusa israeliana di voler ribaltare gli accordi di Camp David, che prevedono la demilitarizzazione del Sinai.

6 agosto 2012    In Cisgiordania, le autorità di occupazione israeliane bloccano l’ingresso ai ministri degli esteri di paesi non allineati – Bangladesh, Cuba, Indonesia, Malaysia – che avrebbero dovuto firmare oggi, a Ramallah, la Dichiarazione contro l’occupazione israeliana della Palestina.

7-9 agosto 2012                A Rafah, per ordine del presidente egiziano Morsi, viene chiuso il valico nei due sensi come contromisura dopo l’attacco del Sinai del 5-6 agosto. Due giorni dopo, Morsi dichiara terminato il mandato del generale Tantawi e destituisce il capo dei servizi, della guardia repubblicana nonché il governatore del Sinai. La chiusura del valico provoca lo sdegno del popolo di Gaza e di Hamas, che denuncia la “iniqua punizione collettiva” e divide i Fratelli, appena approdati al potere. Il valico resterà chiuso per 2 settimane, per essere riaperto dal 22 agosto: ufficialmente solo per il passaggio di persone, nella pratica anche di generi diversi. Con l'allentamento dell'assedio, i rifornimenti di carburante, merci ed aiuti, la concessione di doppi passaporti, la situazione per i gazawi migliora, ma solo fino al golpe del  3 luglio 2013 che chiuderà la breve “primavera egiziana”  (vedi nota relativa).

17 agosto 2012 “Nena News” informa su nuove violenze dei coloni contro i palestinesi. A Gerusalemme ovest un ragazzo palestinese è assalito e ferito da ebrei, sfiorando la morte, il 22 un altro ragazzo rischierà il linciaggio; a Gush Etzion sono aggrediti con bottiglie incendiarie lanciate contro la loro auto 5 palestinesi di Betlemme, genitori e 3 bambini: tutti riportano ustioni. Intanto la Israel Electric company minaccia di togliere l’elettricità a vaste zone della Cisgiordania, causa il debito dell’Anp. I palestinesi hanno una propria compagnia, con sede a Gerusalemme est, che può solo distribuire l’elettricità acquistata, a prezzi alti, da Israele.

20 agosto 2012 A Gerico, in occasione della fine del Ramadan, l’Anp rilascia 8 prigionieri palestinesi fra i quali Zakaria Zubeidi, già componente delle brigate al Aqsa e poi impegnato nel Freedom Theatre di Jenin, arrestato con vaghe accuse il 13 maggio. Israele ha scarcerato a sua volta il direttore del teatro, Nabil al Ree, sequestrato e ristretto ad Asqelon per aver offerto aiuto a Zubeidi: dovrà  pagare una multa di 3000 shekel.

24 agosto 2012 Rovesciando le parti, Israele accusa di razzismo ed apartheid il Sudafrica, dove alle merci prodotte nei territori palestinesi è stata apposta la esatta dicitura “prodotti nei territori occupati da Israele” anziché, come pretende lo stato ebraico, “made in Israel”. A tutela dei coloni occupanti, il governo israeliano sta lanciando una campagna per “il riconoscimento internazionale dei rifugiati ebrei”, invitati ad inondare la rete con video e testimonianze sulla loro “deportazione”: ne informa l’agenzia “Infopal” il 29 agosto. Tutto ciò mentre in Cisgiordania, nelle zone di Nablus ed Hebron, continuano in crescendo le violenze dei coloni contro i villaggi palestinesi.

27-28 agosto 2012           Gaza è ancora sotto il tiro dei missili israeliani che colpiscono uffici governativi e di sicurezza, in centri abitati, e postazioni delle brigate Qassam. La Corte suprema, a Gerusalemme, rigetta in via definitiva il ricorso della famiglia di Rachel Corrie, la giovane attivista americana pro Palestina travolta ed uccisa nel 2003 da un bulldozer in movimento per spianare una casa. Le autorità israeliane non dimenticano gli attivisti della missione “Benvenuti in Palestina” che, questa volta attraverso la frontiera giordana, intendevano raggiungere Betlemme: tutti espulsi, con la collaborazione della Giordania.

29 agosto 2012 A Nanterre (Francia) la Procura, dando seguito alla denuncia della moglie di Yasser Arafat, Suha (v. nota 4 luglio 2012), apre un fascicolo contro ignoti sulla uccisione del leader palestinese. Viene interpretato da molti come un “avvertimento” ai suoi ex compagni l’auspicio a “scoprire la verità” da parte di Mohammed Dahlan, già capo dei servizi collaborazionisti poi allontanato da Fatah con l’accusa di “slealtà”, uno dei maggiori sospettati in relazione alla morte di Arafat.

2 settembre 2012            A Gaza, il 20enne Ihab Abu Nada si dà fuoco per la disperazione di non trovare un lavoro. Causa il blocco e le continue distruzioni israeliane, la disoccupazione nella Striscia, nonostante gli aiuti arabi e dell’Onu, sfiora il 50%; e cresce in Cisgiordania, dove si susseguono manifestazioni e proteste- anche contro il continuo aumento dei prezzi, la colonizzazione e le vessazioni delle forze occupanti- nel corso delle quali son date alle fiamme foto del premier Salam Fayyad.

17 settembre 2012          A Gaza, la Corte militare infligge l’ergastolo ed i lavori forzati a Tamer Hasasna e Mahmud Salfiti, accusati dell’assassinio di Vittorio Arrigoni; inoltre, per favoreggiamento, 10 anni di reclusione al finto amico di Vittorio, Khader Jiram, che fornì al commando le informazioni utili a sequestrarlo, ed 1 anno ad Amr al Ghoula, per avere aiutato gli uccisori a sfuggire alla polizia.

21 settembre 2012          Presso il confine egiziano, in uno scontro con le forze armate israeliane, muoiono 3 palestinesi ed un soldato ebraico. Secondo la versione israeliana i tre,  componenti di una cellula salafita, hanno attaccato gli operai intenti a costruire il muro divisorio con il Sinai.

26 settembre 2012          La stampa israeliana riferisce che Google sta effettuando la mappatura degli insediamenti colonici, che a tal fine saranno parificati alle città ebraiche a dispetto della loro illegalità, in quanto sorti su terre palestinesi. Una scelta apparentemente tecnica, sostanzialmente politica.

7-8 ottobre 2012              Un aereo israeliano colpisce 2 palestinesi, presunti salafiti, per rappresaglia alla morte di un soldato ebraico nello scontro dei 21 settembre, ferendoli entrambi. Riprende quindi il lancio di razzi verso il sud israeliano, al quale Israele risponde  con un bombardamento su Khan Yunis, che distrugge case e parzialmente la moschea di Farahin.

20 ottobre 2012                Nelle acque internazionali antistanti Gaza, la Marina israeliana sequestra la nave Estelle, diretta alla Striscia con aiuti umanitari, nel silenzio connivente dei paesi occidentali donde provenivano gli attivisti pro Palestina. Spicca ancora una volta il governo italiano, con l’ammonimento del ministro Terzi di Santagata all’attivista italiano imbarcato sulla nave di obbedire alla “normativa israeliana”, ritenuta superiore alle norme internazionali. 

20 ottobre 2012                In Cisgiordania, si svolgono le elezioni amministrative con la sola partecipazione del Fatah e di gruppi scissionisti, non delle formazioni islamiste, indotte a rinunciarvi per la politica discriminatoria del vecchio estabilishment, i continui arresti dei suoi esponenti e l’interruzione di ogni trattativa. Nonostante ciò, Fatah perde le amministrazioni di Nablus, Jenin, Ramallah a favore dei dissidenti ed ottiene percentuali irrisorie nei comuni conquistati per la alta astensione. Intanto, a Gaza, le forze israeliane continuano ad ammazzare palestinesi, almeno 4 in pochi giorni, probabilmente come reazione alla visita dell’emiro del Qatar nella Striscia; il che  provoca la naturale risposta con l’intensificarsi di lanci di razzi.

2 novembre 2012            Intervistato da un’emittente egiziana, Abu Mazen afferma che le rivendicazioni palestinesi sono limitate ai Territori occupati dal 1967 escludendo tutti quelli occupati in precedenza, benché questi ultimi siano da sé soli la maggior parte del territorio palestinese, ed aggiunge di non voler ritornare a Safad, villaggio dov’è nato, perché “è parte di Israele”. Dopo pochi giorni il presidente, il cui mandato è scaduto da anni, è costretto ad una parziale marcia indietro per la reazione alle sue parole, che sottintendevano la negazione del diritto al ritorno dei palestinesi in diaspora.

10 novembre 2012          A Gaza, carri armati israeliani cannoneggiano uccidendo 7 palestinesi – 2 militanti e 5 civili-  e ferendone 30. Due giorni fa la vittima dei thanks, intervenuti a distruggere alberi nella zona confinante con Israele, è stato un ragazzino di 13 anni, Hamed Daqqa. Tace Abu Mazen mentre la resistenza di Gaza risponde con lanci di razzi che, al solito, fanno danni ma non vittime. “Non è finita”, minaccia il ministro della Difesa Ehud Barak.

14-15 novembre 2012   Israele dà seguito alla minaccia di Barak contro Gaza con l’operazione “Colonne di nuvole”:  micidiali raid colpiscono da cielo e mare l’intera Striscia uccidendo nei primi 2 giorni 15 palestinesi fra i quali il comandante militare di Hamas, Ahmad Jabari, gli ufficiali Raed Attar e Mohammed al Ammas , 3 bambini rispettivamente di 9 mesi, 2 e 7 anni. I feriti sono già 150 (vedi il bilancio dell’operazione alla nota 21 novembre 2013). Muoiono anche 3 israeliani per la caduta di un Grad su un edificio di Kiryat. Migliaia di palestinesi scendono in piazza in Cisgiordania e a Gerusalemme, scontrandosi con le truppe e la polizia.

16 novembre 2012          A Gaza, giunge una delegazione egiziana guidata dal premier Hisham Qandil. Il presidente Morsi ha disposto l’accoglienza dei feriti negli ospedali del Sinai e richiamato l’ambasciatore a Tel Aviv, nell’intento di far cessare l’operazione israeliana contro la Striscia. Si svolgono manifestazioni e preghiere nelle moschee del Cairo ed altre città in una delle quali interviene lo stesso presidente per denunciare l’attacco sionista come “un’aggressione contro l’umanità. L’Egitto non è più quello di prima, è in grado di estirpare le radici di questa aggressione come ha estirpato quelle della propria oppressione”. Si manifesta anche in Iran ed altri paesi. Le milizie al Qassam lanciano missili verso Netivot, Tel Aviv e Gerusalemme, uno dei quali cade alle porte della capitale a dispetto del sistema antimissilistico Iron Dome.  Israele bombarda ancora, oggi e nei giorni che seguono, richiama i riservisti ed ammassa migliaia di uomini e decine di thank alle porte di Gaza. “Entreremo nelle case, forti dell’esperienza del passato” minaccia Barak.

21 novembre 2012          Al Cairo, il ministro degli Esteri egiziano Kamal Amr ed il segretario di Stato americano Hillary Clinton annunciano la tregua fra Israele ed Hamas dopo 8 giorni di feroci bombardamenti sionisti che hanno seminato distruzione e morte: 177 i palestinesi ammazzati, fra i quali decine di bambini, militanti di Hamas e delle formazioni di resistenza, 3 giornalisti; centinaia i feriti. Fra gli altri obiettivi, i raid israeliani hanno raso al suolo il quartier generale di Hamas, tunnel sotterranei necessari al passaggio di merci e quindi alla sopravvivenza, una quantità di edifici pubblici e civili. La reazione della resistenza palestinese, se pure ha fatto poche vittime, 5, ha mostrato la vulnerabilità del sistema antimissilistico Iron Dome e capacità insospettate, come una bomba nel centro di Tel Aviv che ha ferito una ventina di persone. Khaled Meshal, leader in esilio di Hamas, insieme al dolore per il sangue versato dai palestinesi, afferma pertanto: “Israele ha fallito i suoi obiettivi, grazie  Dio”. L’aggressione ha prodotto una temporanea tregua fra Hamas e Fatah il quale, dopo giorni di silenzio, ha ostentato solidarietà con la visita di una delegazione a Gaza, accompagnata da medici ed aiuti, il 19 novembre.

29 novembre 2012          All’Assemblea delle Nazioni unite, oltre 150 paesi votano per l’ammissione della Palestina nell’Onu come “stato non membro” (osservatore) , con il voto contrario di Usa, Canada, Israele. I paesi europei si sono divisi tra voto favorevole (Francia, Spagna, paesi del nord) ed astensione (Germania ed Italia fra gli altri, dopo molte titubanze), con pochi voti contrari. Il voto non cambia in nulla la situazione di paese sotto occupazione militare, non attribuisce alla Palestina il diritto di voto, ma apre la via alla ratifica di convenzioni internazionali, all’ingresso in agenzie dell’Onu e nella Cpi, alla denuncia di crimini internazionali commessi nel proprio territorio: conquista quest’ultima già smorzata dal presidente (scaduto) Abu Mazen che ha promesso di non esercitare tale diritto per almeno 6 mesi. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu reagisce affermando che “questo voto allontana la nascita di uno stato palestinese…come primo ministro di Israele non consentirò che una base terroristica dell’Iran venga a costituirsi nel centro di questa terra, nella Giudea- Samaria”. Analoga la reazione Usa.

3 dicembre 2012              A Gerusalemme, come rappresaglia al voto in sede Onu del 29 novembre, il governo israeliano approva definitivamente il piano, già varato ma ultimamente rallentato, che intensifica la colonizzazione e taglia in due la Cisgiordania collegando in modo permanente Gerusalemme alla colonia di Maaleh Adumin;  incarica inoltre la commissione edilizia della capitale di varare la costruzione di  unità abitative nella colonia di Ramat Shlomo ed altre centinaia a Gilo e Givat, per un totale di 9.000 nuovi appartamenti. Israele predispone inoltre una nuova ondata di demolizioni di case palestinesi ed il blocco dei fondi dell’Anp, sempre come ritorsione, che impedirà il pagamento degli stipendi agli impiegati e diverse forme di sussidio.

7 dicembre 2012              A Gaza, per la prima volta da 45 anni, fa ingresso il leader di Hamas, Klaled Meshal, per celebrare il 25° anniversario della sua fondazione, accolto da una popolazione festante. Combattivo il discorso del leader ( “La Palestina è la nostra terra, dal mare al fiume, la nostra nazione della quale non siamo disposti a cedere un centimetro, non riconosceremo mai l’occupazione né Israele”) che tuttavia spinge per la riconciliazione nazionale ed il rilancio dell’Olp come organismo comprensivo di tutte le fazioni palestinesi. Il giorno seguente il Fatah permette una celebrazione pubblica dell’anniversario di Hamas in Cisgiordania.

31 dicembre 2012            Transitando dall’Egitto, giunge a Gaza la 4° delegazione internazionale “Benvenuti in Palestina” cui partecipa una decina di attivisti italiani. Ma il fine anno è triste per i palestinesi. A Gerusalemme est, la sera di Capodanno, una famiglia palestinese con 6 bambini è costretta a lasciare la propria abitazione e passare la notte all’addiaccio per far posto a coloni ebrei, uno dei tanti effetti della colonizzazione (v. nota 3 dicembre). Poche ore dopo presso Jenin, a Tamoun, le forze israeliane reprimono la resistenza dei palestinesi che, a prezzo di diversi feriti, cercano di impedire il sequestro di “ricercati” da parte della polizia.  Dal 1990 a questa data, secondo le rilevazioni dell’istituto palestinese Arij sulla colonizzazione ebraica in Cisgiordania, i coloni sono saliti da 240.000 a 656.000, con un incremento del 189%.

3 gennaio 2013 Presso Jenin (Cisgiordania), centinaia di palestinesi si scontrano con la polizia israeliana per impedire il sequestro di un ricercato, come il 1° gennaio a Tamoun. La resistenza all’occupazione militare ha ideato un’altra forma di lotta: l’insediamento mobile, con tende ed alloggi su ruote nelle zone recentemente confiscate o dove Israele ha annunciato l’espansione degli insediamenti ebraici.

15 gennaio 2013               Presso Ramallah, a Budrus, l’esercito israeliano uccide sparandogli al petto un  palestinese 17enne, Samir Awad, che stava manifestando con altri ragazzi nei pressi del Muro lanciando pietre in direzione delle camionette. Da poche ore era morto un altro ragazzo, Mustafa Jarad, colpito a morte a Beit Lahya, a Gaza. Altri giovani saranno uccisi nei prossimi giorni: la 21enne Lubna, presso il campo profughi di al Arroub, il 15enne Hadassah, centrato alla testa dalle pallottole israeliane vicino Betlemme.  Ieri, la polizia ha sgomberato con violenza l’accampamento mobile Bab al Sham, eretto dai palestinesi ad est di Gerusalemme per contrastare la nuova ondata della colonizzazione ebraica, ferendo diversi abitanti ed operando arresti.

22 gennaio 2013               Si svolgono le elezioni politiche israeliane che vedono vittoriosa, pur senza raggiungere la maggioranza assoluta alla Knesset, la coalizione formata da Likud ed Israel Beitenu, l’affermazione della nuova lista Yesh Atid guidata da Yair Lapid, che condivide la colonizzazione e l’ostilità verso i palestinesi; e la quasi scomparsa della sinistra sionista.

27 gennaio 2013               A Gerusalemme, il governo guidato da Benjamin Netanyahu approva il “piano Prawer” che confisca 80.000 ettari di terre dei beduini nel Neghev, la demolizione delle loro case, circa 20.000, e la loro “ricollocazione”. La motivazione è la solita “sicurezza di Israele”: il Neghev serve ai sionisti, principalmente per compiervi operazioni militari.

31 gennaio 2013               Dopo Bab al Sham (v. nota 15 gennaio) unità israeliane hanno sgomberato con la forza altri accampamenti mobili, a Karamah ed al Asra. Ora è la volta di al Manatir, presso Nablus, attaccato con l’uso di lacrimogeni e bombe assordanti: caricati gli attivisti palestinesi ed internazionali, le forze israeliane feriscono un ragazzino e  tagliano gli alberi da frutto. Nei giorni seguenti le unità speciali si dedicano alle retate per arrestare, a decine, esponenti o presunti simpatizzanti di Hamas ed alla repressione delle proteste dilaganti contro la detenzione di prigionieri politici, diversi dei quali sono in sciopero della fame, all’esterno del carcere di Ofer, presso Ramallah, ed in numerose altre località (v. nota 22 febbraio 2013).

9 febbraio 2013                A Canaan (Cisgiordania), zona di confische di terre palestinesi a favore dei coloni ebrei, le forze israeliane sgomberano un altro accampamento e caricano gli attivisti dei Comitati popolari.

13 febbraio 2013              A Gerusalemme, le autorità israeliane autorizzano la stampa a divulgare la notizia della morte “per suicidio”, secondo la versione ufficiale, di un agente del Mossad, Ben Zygier, avvenuta nel 2010 nel carcere israeliano di Ayalon. Le poche notizie trapelate su Zygier, nessuna delle quali trova conferma ufficiale, rivelano che fu impiegato nello spionaggio a danno dell’Iran, dove poteva entrare grazie al suo passaporto australiano, e che fu coinvolto nell’assassinio del leader di Hamas Mahmoud Mabhou, compiuto a Dubai il 20 gennaio 2010 (vedi nota relativa nel capitolo precedente): interrogata dagli inquirenti – rispettivamente australiani e degli Emirati- la spia avrebbe rivelato il ruolo svolto dal Mossad, e per questo incarcerato.

19 febbraio 2013              A Gaza, il Tribunale militare in sede di appello diminuisce le pene inflitte ai componenti della cellula che uccise Vittorio Arrigoni, comminate il 17 settembre 2012 (vedi nota relativa). Tamer Hasasna e Mahmud Salfiti, grazie alla derubricazione del reato – da omicidio, attribuito ora al solo capocellula Breizat, morto nello scontro con la polizia, a partecipazione al sequestro- sono  condannati a 15 anni di reclusione, Khader Jiram a 10 anni.

22 febbraio 2013              A Gerusalemme, sulla Spianata delle moschee, ad Hebron ed altre località le forze israeliane reprimono duramente la protesta palestinese contro la detenzione politica e la colonizzazione ebraica, ferendo molti giovani (vedi nota 7 marzo 2013). Dimostrazioni si sono susseguite anche ad Ofer, dov’è imprigionato fra gli altri Samer Issawi, scarcerato nello scambio con Gilad Shalid e poi nuovamente imprigionato, che, in sciopero della fame, si trova in condizioni di salute assai critiche: altri 20 giovani sono feriti oggi davanti al carcere dalla polizia israeliana.

26 febbraio 2013              In Cisgiordania, si infiamma la protesta contro la detenzione politica in seguito alla morte nel carcere israeliano di Megiddo del giovane palestinese Arafat Jaradat: per arresto cardiaco non provocato secondo le autorità, in seguito alle sevizie inflittegli secondo i palestinesi perché il giovane era perfettamente sano prima dell’arresto ed un medico palestinese ha potuto vedere segni di tortura sul suo corpo, tanto che anche l’Onu richiederà, per voce di Richard Falk, un’inchiesta indipendente. Oltre alle manifestazioni, riprende il lancio di razzi uno dei quali, rivendicato dalle Brigate Martiri di al Aqsa, cade nei pressi di Asqelon senza essere intercettato dal sistema Iron Dome.  Intanto, a Bruxelles, l’Ue ufficializza un rapporto nel quale condanna la colonizzazione ebraica di Gerusalemme come “una deliberata e sistematica strategia” per contrastare la soluzione dei due Stati, obbligatoria per le risoluzioni Onu: ma, come sempre, solo di parole si tratta.

7 marzo 2013     Muore, in seguito ad una lunga agonia, il giovane palestinese Mohamed Asfour, colpito da un proiettile rivestito di gomma sparato dalle forze israeliane nel villaggio di Aboud il 22 febbraio (vedi nota relativa e 15 gennaio 2013): il settimo dimostrante ammazzato dall’inizio dell’anno, presto seguito da altre vittime.

13 marzo 2013  A Fawar (Cisgiordania) le forze israeliane uccidono il giovane palestinese Mahmoud Teiti nella repressione di una protesta contro la detenzione politica e l’occupazione militare dei Territori. A Gerusalemme, si forma il nuovo governo Netanyahu composto da esponenti di Likud, Israel Beitenu, Yesh Atid ed altre formazioni minori, anch’esse nazionaliste ed anti- arabe.

16-17 marzo 2013            A Bruxelles, il nuovo Tribunale Russell sulla Palestina (erede del Tribunale sulla guerra contro il Vietnam, fondato nel 1966, che conta fra i suoi membri fra gli altri il rapporteur dell’Onu John Dugard, il Nobel Mairead Maguire, ambasciatori, politici, uomini di legge ed attivisti dei diritti umani) conclude il suo lavoro d’inchiesta, svolto fra il 2010 e il 2012, con la denuncia articolata dei crimini compiuti dall’occupazione militare israeliana della Palestina, la colonizzazione, gli omicidi di massa, l’appropriazione dei beni palestinesi, l’apartheid, le complicità con Israele degli Stati, in particolare occidentali, di imprese internazionali, armigere e non, del “crimine del silenzio” sulla questione palestinese.  E con la richiesta di indagini penali, internazionali e di singoli Stati, di risoluzioni per la sospensione degli accordi economici con Israele, definito “Stato di apartheid”, di un comitato internazionale di ex prigionieri politici per divulgare la inumanità della prigionia inflitta a migliaia di palestinesi, di un rilancio della campagna di disinvestimento, boicottaggio e sanzioni verso lo stato ebraico.

20-22 marzo 2013            A Gerusalemme, si svolge la visita del presidente Barack Obama, preceduto  dal nuovo segretario di Stato John Kerry, che si profonde in riconoscimenti sulla “patria storica del popolo ebraico” e sulla “alleanza eterna fra Usa ed Israele”. Ben diverso trattamento è riservato, a Ramallah, al presidente (scaduto) dell’Anp Abu Mazen, che viene esortato ad abbandonare “ogni condizione per la ripresa del processo di pace”, premessa per ottenere la restituzione dei dazi e fondi “congelati” da Israele; e rimproverato per aver ottenuto il riconoscimento della Palestina all’Onu, sia pure come “stato non membro”. Mentre si svolge l’inutile colloquio, centinaia di palestinesi contestano vivacemente il presidente, fronteggiati dalle forze di sicurezza. Nel corso della visita in Israele, Obama ha ottenuto da Netanyahu una telefonata di scuse al premier turco Tayyp Erdogan per la strage (definita “incidente…errore operativo che possa aver causato ferite e perdite di vite”) compiuta sulla nave Mavi Marmara diretta a Gaza. In realtà gli scambi fra Israele e la Turchia sono proseguiti fino all’accordo, annunciato il mese scorso, per l’acquisto di sistemi elettronici israeliani destinati all’aviazione di Ankara ed alla preparazione di un’intesa per un gasdotto che dovrebbe portare il gas israeliano in Europa e correre lungo la costa turca.

30 marzo 2013  Nella Giornata della Terra, le forze israeliane caricano e disperdono i palestinesi che da Beit Ummar marciano verso le terre minacciate di confisca presso la colonia ebraica di Karmie Tzors.

2-4 aprile 2013  Dopo Arafat Jaradat, morto nel lager di Megiddo (ucciso da 8 giorni di torture, secondo i palestinesi: v. nota 26 febbraio), un altro palestinese muore in un carcere israeliano, Maisara Abu Hamidya, per un tumore non curato. Manifestazioni spontanee si susseguono in varie località cisgiordane - le forze israeliane reprimono duramente quelle di Hebron, ferendo un ventina di giovani, di Gerusalemme, dove operano arresti – e di Gaza, bombardata per punizione una intera notte in risposta al lancio di un missile. Il 4 aprile, ad Anabta, i militari israeliani uccidono 2 ragazzini, il 17enne Amer Nassar e il 19enne Naji Biblisi e sequestrano un terzo ragazzo. Intanto, al Cairo, Hamas conferma capo dell’ufficio politico il dimissionario Khaled Meshal, fortemente voluto dalla Fratellanza egiziana, dal governo turco e dal Qatar.

15-16 aprile 2013             A Gerusalemme, coloni e rabbini affluiscono in forze al Muro del pianto rivendicando il controllo israeliano sull’intera zona sacra ai mussulmani comprendente la moschea al Aqsa. Intanto, a Ramallah, Abu Mazen accetta le dimissioni del premier Salam Fayyad, da tempo in frizione con il Fatah per la gestione delle risorse. Il 16, la magistratura militare archivia le denunce sulle stragi perpetrate dai bombardamenti israeliani su Gaza nel novembre scorso.

17 aprile 2013   Si celebra, non solo in Palestina, la Giornata del Prigioniero palestinese, incontrando nei Territori la consueta repressione: nei pressi di Betlemme, le forze israeliane attaccano i palestinesi sparando proiettili rivestiti di gomma e feriscono una decina, fra cui bambini.  A questa data, secondo varie fonti (Middle east monitor, Defence for Children international, agenzia Infopal, Forum Palestina), i palestinesi ristretti nelle carceri israeliane (17, fra le quali Askalan, Ha Sharon, Megiddo, Nafha, Ofer, Ramon)  sono 4.750, almeno 200 in detenzione amministrativa – senza accuse specifiche né processo in vista. Fra essi, 71 hanno scontato oltre vent’anni, 106 sono anziani, 13 donne, dai 200 ai 300 i minori, anch’essi trattati da “terroristi” e non da bambini, vittime di vessazioni fisiche e mentali, non curati se malati. Secondo Save the Children gli israeliani hanno arrestato nell’ultimo decennio 8000 minori palestinesi.

24-25 aprile 2013             In sede Unescu, i rappresentanti palestinesi ottengono un’ispezione dell’Onu, che dovrebbe svolgersi il prossimo mese, su vari siti archeologici e storici palestinesi, a partire da Gerusalemme, aggrediti dalla colonizzazione ebraica. Abu Mazen provvede a sciupare l’iniziativa, in accordo con gli Usa, consentendo il ritiro delle mozioni di condanna verso Israele che denunciano i tentativi sionisti di “cancellare l’identità araba di Gerusalemme e la cultura palestinese”, poi rinunciando alla tutela Unescu su alcuni villaggi. La sottomissione del presidente (scaduto) dell’Anp è denunciata da Hamas, come i tentativi Us-israeliani in corso per ottenere il rinvio della visita a Gaza del premier turco Tayyp Erdogan (vedi nota 20-22 marzo 2013).

Aprile 2013         Per tutto il mese, continuano le violenze degli occupanti a danno dei palestinesi. Fra le tante, il 19 aprile, presso Ramallah militari israeliani attaccano una manifestazione pacifica di palestinesi che si dirigevano pregando verso  terre in via di confisca. Il giorno seguente, gruppi di coloni assaltano il monastero di al Taiba, presso Ramallah, sfregiandone le mura con la stella la David. Dal 23, attaccano la casa di Samer al Issawi ad al Issawya, a nord di Gerusalemme, spalleggiati da unità speciali dell’esercito e dei servizi che si scontrano con gli abitanti, compiono retate ed arrestano 3 ragazzini. Il 30 aprile, coloni attaccano il villaggio Maghair al Abeed, presso Hebron, dove già avevano avvelenato un pozzo giorni prima. Nello stesso giorno, un drone israeliano ammazza a Gaza una guardia giurata, presunto militante salafita, mentre bulldozer spianano terreni ed abbattono alberi.

8 maggio 2013   A Gaza, è accolta con tutti gli onori una delegazione di religiosi mussulmani provenienti da 15 paesi e fra essi il famoso predicatore Yusuf Qaradawi,  segno del riconoscimento crescente ottenuto dalla leadership di Hamas (tuttora guidata da Khaled Meshal) al pari della visita di una delegazione parlamentare del Bahrein. Dagli stati mussulmani stanno pervenendo a Gaza donazioni ed aiuti per decine di milioni, che dovrebbero diventare centinaia, finalizzati alla ricostruzione, ad infrastrutture e servizi. Aiuti e riconoscimenti che urtano Israele e gli Usa.  

15 maggio 2013                Nell’anniversario della Nakbah, si mobilitano i palestinesi in Cisgiordania, a Gaza, Gerusalemme ed in altre piazze arabe per rivendicare il Ritorno ed i diritti sulla propria terra espropriata, fronteggiati dalle forze israeliane che provocano scontri e feriti nella Città vecchia e davanti alla prigione di Ofer. I palestinesi sono attaccati anche in Siria, all’esterno del campo profughi di Yarmouk, da miliziani anti-Assad dell’Els, che sparano ad altezza d’uomo uccidendo 4 palestinesi e ferendone altri. La guerra siriana è diventata un’altra tragedia per i palestinesi rifugiati nel paese, metà dei quali, secondo rilevazioni dell’Onu, sono sfollati e quindi profughi per la seconda volta, principalmente all’interno della stessa Siria. I palestinesi, soprattutto i gazawi, sconteranno nei prossimi giorni anche le azioni dei gruppi salafiti armati nel Sinai: è di oggi il sequestro di 7 agenti di frontiera egiziani che porta  al blocco del valico di Rafah, causa le pressioni israeliane verso il governo del Cairo, accusato da Israele di permettere ogni tipo di passaggio fra il Sinai e Gaza.

30 maggio 2013                Nella notte, la basilica cristiana della Dormizione è imbrattata da scritte ed insulti in lingua ebraica.

01 maggio 2013             Israele dà il via all’espansione degli insediamenti ebraici di Ramot e Gilo, nella zona araba di Gerusalemme, per un migliaio di alloggi. E’ la risposta sionista alla richiesta palestinese di bloccare l’espansione coloniale per tornare al tavolo dei negoziati richiesti dal segretario di Stato John Kerry, in visita in Medio Oriente per rafforzare le alleanze contro Siria ed Iran, anche con massicci aiuti militari alle petromonarchie. Nei primi di giugno, la stampa israeliana informa che sono previsti 500 nuovi alloggi anche nella colonia di Itamar, in Cisgiordania (v.a. nota 25 agosto 2013). Oltre a rivendicare la colonizzazione, Israele respinge ogni trattativa sui confini, sul diritto al ritorno dei palestinesi in diaspora, sul riconoscimento di Gerusalemme est come capitale dello stato palestinese.

2 giugno 2013    A Ramallah, Rami Hamdallah subentra al dimissionario Fayyad nel ruolo di primo ministro. Ma durerà solo fino al 21 giugno, quando si dimetterà a sua volta perché scavalcato e neppure avvertito di accordi cui si sono impegnati Abu Mazen ed il suo entourage con il Fmi e la Banca mondiale. 

11 giugno 2013 Richard Falk, rapporteur dell’Onu sulle violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi, respinge le pressioni Us-israeliane per indurlo a dimettersi, accompagnate dalle consuete accuse di “antisemitismo”: “Attaccare chi divulga un messaggio è distogliere l’attenzione dal messaggio stesso. Non sono disposto a farmi intimidire”. Falk ha continuato a documentare le “punizioni collettive” praticate da Israele, specie contro Gaza, come la privazione di acqua potabile e le disumane condizioni dei prigionieri politici, continuamente umiliati e vessati fino alla tortura, compresi minori e bambini. Circa questi ultimi, l’ultimo rapporto dell’Onu ne denuncia il “continuo uso come scudi umani” da parte delle forze israeliane, fra l’altro per entrare in edifici a rischio, riparare i thank da lanci di pietre, ispezionare bagagli sospetti; o la costrizione a divenire informatori, con il ricatto della prigionia o sulla base di “confessioni” scritte in ebraico, lingua sconosciuta ai bambini arabi.

19 giugno 2013 Ad Hebron, Jenin, Gerusalemme est le forze israeliane compiono retate nella notte, procedendo a nuovi arresti di giovani e danneggiando esercizi commerciali palestinesi, forse per chiarire come Israele interpreta la “buona volontà ed ascolto fra le parti” richiesti da John Kerry alla vigilia della riapertura dei negoziati.

23-24 giugno 2013           A Gaza, si consuma la rottura fra Hamas e Jihad islamica dopo che un miliziano di quest’ultima è stato ucciso dalle forze di Hamas. Riprende il lancio di razzi verso il sud israeliano, ritorsione contro le periodiche incursioni delle forze ebraiche, e la immediata “punizione collettiva” da parte israeliana contro Gaza, bombardata da mare e da cielo, con l’uccisione di un palestinese e la distruzione di tunnel della sopravvivenza ed edifici di Hamas. Non basta, tuona il ministro Avigdor Lieberman, “Hamas non vuole accettare Israele, perciò dobbiamo tornare ad occupare la Striscia e farvi una pulizia completa”.

3 luglio 2013      Al Cairo, il presidente Mohammed Morsi è deposto da un putsch militare ed imprigionato, insieme ad altri leader dei Fratelli mussulmani. Il golpe, definito dal segretario di Stato americano John Kerry un “ritorno alla democrazia”, sarà seguito da una repressione molto più sanguinosa – una carneficina di manifestanti-  di quella riservata nel 2011 ai dimostranti di Tahrir dall’ex rais Hosni Mubarak. Fra le accuse mosse dai militari ai Fratelli egiziani vi è quella di aver riservato aiuti in denaro alla Striscia di Gaza a scapito del popolo egiziano, aver complottato insieme ad Hamas e non aver controllato il valico di Rafah, così permettendo, oltre alla vanificazione sostanziale dell’assedio, gli attacchi dei salafiti. A soli 3 giorni dal putsch il nuovo governo decreta pertanto il blocco del valico a tempo indeterminato. Le forze putschiste si propongono inoltre la demolizione dei tunnel sotterranei fra Gaza e l’Egitto, in parte ricostruiti  nei mesi precedenti, per rendere nuovamente l’assedio stringente e senza scampo.

15 luglio 2013    A Bersheva, nel Negev, le forze israeliane attaccano una manifestazione contro il piano Prawer, in discussione alla Knesset, che prevede la deportazione dei beduini dai loro villaggi per fare posto ad una base militare israeliana, ferendo 11 dimostranti. Le proteste, indette dal Comitato per i diritti degli arabi israeliani, individuano nel piano israeliano una prosecuzione della Nakbah, la Grande Catastrofe palestinese, mentre si denuncia la prosecuzione di vessazioni ai danni di immigrati africani, indotti da tempo a richiedere essi stessi la propria espulsione sotto la minaccia di vari anni di carcere. Nel Neghev, il centro di detenzione per “clandestini” è stato ampliato fino ad una capienza di circa 12.000 persone. Le espulsioni, che colpiranno migliaia di eritrei, somali ed altri cittadini africani, sono previste per la fine di settembre, destinazione prevalente l’Uganda.

18 luglio 2013    L’Unione europea rafforza la propria condanna dell’espansione coloniale israeliana vietando, a partire da oggi, gli interscambi fra i paesi Ue e le colonie ebraiche nei Territori occupati. Arrogante la risposta di Benjamin Netanyahu: “Non accettiamo ultimatum esterni sui nostri confini né che si colpiscano centinaia di migliaia di israeliani che vivono nella Giudea- Samaria, nel Golan e a Gerusalemme, nostra capitale unificata”. Alla dichiarazione segue una serie di restrizioni decretate da Israele verso europei diretti nei Territori ed il blocco dei progetti di collaborazione nella Cisgiordania sotto controllo israeliano (c.d. area C). Intanto, incurante del rifiuto espresso dalla dirigenza del Fatah e del Fplp alla ripresa di negoziati al buio, e di quello ancor più netto di Hamas che li giudica “futili e illegittimi”, il segretario di Stato John Kerry annuncia la ripresa dei colloqui israelo- palestinesi, questi ultimi rappresentati a suo avviso dal presidente Abu Mazen, il cui mandato è scaduto da anni, e dal suo entourage.   

28 luglio 2013    A Ramallah, la polizia dell’Anp carica con violenza la manifestazione contro la ripresa dei negoziati israelo- palestinesi senza garanzie (v. da ultimo nota 25 maggio 2013). La prospettata liberazione di prigionieri politici palestinesi inizia da un primo scaglione di sole 26 scarcerazioni (l’Anp ne aveva richieste 350), che avverranno il 14 agosto, per altro compensate dai nuovi arresti operati, mentre si accelera la colonizzazione (vedi nota 25 agosto 2013).

7 agosto 2013    A Beit Ummar, villaggio prossimo ad Hebron, irrompono le forze israeliane per compiere una violenta retata. Bilancio: 8 palestinesi feriti e due minori di 15 e 16 anni sequestrati. Decine di coloni cercano di assaltare la moschea al Aqsa, a Gerusalemme, nell’ambito del progetto del “Terzo tempio” che prevede la costruzione di una sinagoga nella Spianata delle moschee, bloccati, per una volta, dalla polizia israeliana. .

7-9 agosto 2013                Nella notte, forze israeliane violano ancora una volta il confine libanese, provocando le proteste – non seguite da fatti conseguenti, come di consueto- dell’Unifil. E’ attribuito ad Israele, in collaborazione con l’Egitto (che ritualmente smentisce) anche un raid militare nel Sinai contro presunti obiettivi qaedisti, che provoca 5 morti.

16-23 agosto 2013           Le forze israeliane continuano le retate nei villaggi palestinesi: a Kuffr Qaddum ed Al Masara, attaccati con bombe al gas ed al suono, provocano feriti e operano arresti. Il 20, nel campo profughi di Jenin, uccidono un  ragazzo di 22 anni e ne feriscono altri. Il 23, per disperdere la folla che cercava di impedire un arresto, i militari uccidono 3 palestinesi a Qalandiya, fra i quali un dipendente dell’Unrwa. Sono soltanto alcuni episodi fra i tanti di violenza ed oppressione, intensificati dopo il riavvio dei cosiddetti negoziati. Così Israele adempie ai propositi di “buona volontà” richiesti dal segretario di Stato John Kerry: il quale per altro non trova nulla da ridire e, per di più, sta premendo sull’Ue perché annulli le disposizioni varate il 18 luglio (vedi nota relativa) per ammorbidire la colonizzazione israeliana.

25 agosto 2013 A Gerusalemme, il comune approva il piano di 1.500 appartamenti per coloni ebrei a Ramat Shlomo, sulle terre sottratte ai palestinesi (v. nota 25 maggio 2013), presto seguiti da altri 200 in Cisgiordania. Parallelamente all’intensa attività edilizia, procede con continuità la confisca di terre agricole palestinesi.

2-4 settembre 2013        A Gerusalemme, s’infittiscono le incursioni israeliane nella Spianata delle moschee: oggi circa 400 fra coloni e rabbini assaltano indisturbati la moschea al Aqsa, una seconda irruzione avviene il 4, altre ancora nel corso del mese (vedi note seguenti). Per di più, l’autorità archeologica sta eseguendo scavi funzionali alla costruzione della sinagoga che mettono a rischio le stesse fondamenta della moschea al Aqsa. Ancora, unità militari israeliane circondano ed assaltano i villaggi di Tafuh e Beit Ummar, presso Hebron, lanciando gas e praticando arresti funzionali a stroncare la resistenza palestinese alle confische di terre. 

7 settembre 2013            L’Onu chiede ad Israele ed Egitto l’apertura dei valichi ai confini con Gaza, per allentarne l’assedio, restando pressocché inascoltata. Nella giornata di ieri, venerdì, sono stati i militari ad irrompere ad al Aqsa; coloni e rabbini continueranno l’opera con altre incursioni il 10 e l’11 settembre. Il 9, i militari assediano ed attaccano gli studenti dell’università di Abu Dis, ad est della capitale; ripeteranno l’attacco il 22 settembre.

16-18 settembre 2013   Nel campo profughi di Jenin, irrompe l’esercito israeliano per catturare un ragazzo non ancora ventenne che, gravemente ferito dai soldati nel tentativo di fuga, muore poco dopo. Negli scontri che ne seguono, altri palestinesi restano feriti. L’organizzazione ‘Prigionieri di Palestina’ denuncia che, dalla guerra dei sei giorni, le forze israeliane hanno ucciso in occasione di arresti (per esecuzione o privazione dei soccorsi necessari) 74 palestinesi. Continuano le incursioni anche nella valle del Giordano dove, il 17 settembre, le ruspe ebraiche abbattono un altro villaggio, Khirbet Makhool, lasciando senza tetto oltre cento persone. Il 18 settembre, con la motivazione di “garantire la sicurezza dei coloni” che intendono “visitare” la moschea di al Aqsa, unità israeliane attaccano ancora i fedeli palestinesi, ferendone 75.

27 settembre 2013          A Gerusalemme ed in varie città della Cisgiordania, 10.000 militari in assetto antisommossa reprimono le manifestazioni di protesta nell’ambito dei “venerdì di al Aqsa”, provocando scontri con i dimostranti, ferendo ed operando arresti. Ormai, molti palestinesi invocano la terza Intifada.

6 ottobre 2013  Intervenendo a Gerusalemme, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu intima ai palestinesi di “riconoscere Israele come stato ebraico” per poter proseguire i negoziati. “Il riconoscimento è già avvenuto”, è la pavida risposta di Abu Mazen. L’intento israeliano, nel ribadire tale precondizione, è di ribadire il diritto esclusivo degli ebrei sulle terre occupate o in via di occupazione, con conseguente espulsione dei palestinesi verso le esigue enclaves loro riservate e la vanificazione del diritto al ritorno per i palestinesi in diaspora. E proseguono i raid: nella stessa notte, militari insieme a coloni ebrei attaccano il villaggio di al Tuwani, presso Hebron. 

8 ottobre 2013  E’ reso noto un rapporto della Banca mondiale sull’impoverimento determinato dall’occupazione israeliana sulla c.d. area C della Cisgiordania (60% circa), “una buona parte della quale, ricca di potenzialità agricole e di risorse, è inaccessibile ai palestinesi”, con riferimento, oltre all’agricoltura, al mancato sfruttamento dei minerali nell’area palestinese del Mar Morto. Senza le restrizioni israeliane, l’introito palestinese potrebbe crescere di oltre 3 miliardi $. Il rapporto è relativo alla sola area detta, vi si deve aggiungere naturalmente l’appropriazione israeliana delle risorse di Gaza, a partire dai giacimenti di gas davanti alle coste.

17 ottobre 2013                L’organizzazione israeliana Peace now diffonde nuovi dati sulla espansione coloniale nei Territori. I coloni risultano triplicati ed i cantieri aperti nella prima metà dell’anno sono il 70% in più rispetto al 2012, l’86% si trovano nei territori occupati (dove non occorrono permessi), solo il 30% si trovano ad ovest del Muro, i restanti ad est e nella parte araba di Gerusalemme.

22 ottobre 2013                Nei pressi di Ramallah, in un raid israeliano resta ucciso un altro palestinese, colpito da un missile mentre cercava rifugio in una grotta. Intanto sono resi noti i  risultati delle elezioni amministrative israeliane, caratterizzate da un alto assenteismo: a Gerusalemme, dove la popolazione palestinese si è astenuta come sempre, è riconfermato il sindaco responsabile della più recente espansione coloniale, Nir Barkat.

28 ottobre 2013                Israele rilascia altri 26 palestinesi, solo 4 dei quali di Hamas. Come accaduto in occasione delle scarcerazioni precedenti (vedi nota 28 luglio 2013), una serie di retate porta all’arresto di un’altra ventina di persone; ed i cantieri della colonizzazione continuano a lavorare, rendendo fuori luogo le dichiarazioni trionfalistiche del presidente decaduto dell’Anp, Abu Mazen. In questi giorni, ad una delegazione del Parlamento europeo che intendeva visitare Gaza è stato rifiutato il visto d’ingresso. E per tutto il mese sono continuati raid militari e violenze dei coloni.

1 novembre 2013            A Gaza, il ferimento di 4 militari israeliani intenti a distruggere un tunnel, dovuto ad un ordigno, scatena la rappresaglia israeliana che, all’alba, uccide 4 giovani di Hamas. La Striscia è allo stremo per l’inasprimento dell’assedio israelo- egiziano seguito al golpe del 3 luglio: l’apertura solo saltuaria del valico di Rafah - dal quale precedentemente passavano merci, aiuti e centinaia di persone ogni giorno- la mancanza di energia elettrica, distribuita per poche ore al giorno, la perdita di lavoro per migliaia di persone conseguente a tutto ciò hanno precipitato Gaza nella stessa situazione antecedente alla vittoria dei Fratelli mussulmani in Egitto. E si teme un nuovo attacco militare da parte israeliana. Le incursioni israeliane continuano anche in Cisgiordania: nell’ultima, a Qabatiya presso Jenin, è stata repressa brutalmente la protesta della popolazione contro 4 arresti, con l’uccisione di un altro giovane.

6 novembre 2013            L’emittente qatariana “Al Jazeera” diffonde il rapporto, ottenuto in esclusiva, degli esperti svizzeri dell’università di Losanna redatto dopo l’analisi del corpo riesumato di Yasser Arafat, dal quale emerge l’alta concentrazione di polonio radioattivo nelle costole e nel bacino e la conseguente probabilità, superiore all’80%, dell’ assassinio per avvelenamento. Già nell’ottobre la rivista scientifica inglese “The Lancet” aveva anticipato alcuni risultati delle analisi successive alla riesumazione. Il che conferma ciò che la maggioranza della popolazione già sapeva e accentua il disagio e gli imbarazzati silenzi ai vertici dell’Anp: se il mandante è ovvio, l’esecutore non poteva che essere un palestinese interno all’entourage del presidente palestinese assediato alla Muqata.

8-9 novembre 2013        In Cisgiordania, le forze israeliane uccidono due giovani, l’uno nei pressi di un posto di blocco, l’altro presso Hebron, nell’ambito di raid contro i palestinesi, funzionali anche ad arresti. Soldati e coloni insieme attaccano  i villaggi a sud di Nablus, colpevoli di resistenza alla colonizzazione, provocando intossicazione da gas a decine di persone. Si ha notizia inoltre di una violenta repressione nelle carceri – la rivolta è esplosa dopo la morte di un prigioniero- e di un’ondata di arresti a Gerusalemme.

20 novembre 2013          Ad Asqelon, si è svolta un’esercitazione israeliana simulante un attacco militare contro Gaza.

26 novembre 2013          Israele raggiunge un “compromesso” con l’Unione europea sul progetto di cooperazione scientifica definito “Horizon 2020” che prevede finanziamenti per le istituzioni scientifiche, università e centri di ricerca privati per circa un miliardo e mezzo di euro, secondo il quale (almeno sulla carta) l’Ue mantiene le sue pregiudiziali circa gli investimenti nelle colonie e Israele “mantiene le sue posizioni di principio” sulle stesse.

30 novembre 2013          Nei Territori palestinesi ed in 30 città – molte delle quali europee- si svolge la “giornata della rabbia” contro la deportazione di decine di migliaia di beduini palestinesi dalla zona desertica del Negev, la confisca di terre e la distruzione di 45 villaggi, alla quale si aggiunge la protesta per l’assedio di Gaza. Duri scontri si verificano nel Negev, con cariche della polizia a cavallo, granate assordanti ed idranti per disperdere i manifestanti, presso Ramallah e Betlemme: fra gli arrestati anche alcuni minorenni.

2 dicembre 2013              A Roma, si svolge il 4° incontro bilaterale Italia- Israele, con la firma di 12 accordi: un’altra mano tesa dall’Europa allo stato sionista (v. nota 26 novembre 2013) che incrudelisce la sua politica anti-palestinese, confisca, deporta ed uccide. Il governo Letta, così come i precedenti governi italiani, tace sui crimini commessi in Palestina e stanzia ingenti fondi per la cooperazione scientifica e militare con Israele, a dispetto della enormità del debito pubblico italiano. L’iniziativa è contrastata da manifestazioni filo palestinesi in diverse città fra le quali la capitale. Un altro aiuto europeo ad Israele viene da Parigi con la contestazione dell’avvelenamento di Yasser Arafat: contestazione priva di motivazione consistente ma funzionale alla politica filo-israeliana del governo Hollande-Fabius.

12 dicembre 2013            L’Onu dichiara lo stato di calamità a Gaza che, causa le piogge battenti e la fragilità delle strutture e del territorio, segnati dai bombardamenti israeliani, è allagata. Le autorità palestinesi hanno accusato Israele di avere aperto la diga ad est per far defluire l’acqua, con risultati disastrosi. Quasi ferma la centrale elettrica e con essa il trattamento delle acque reflue, al freddo pungente, bambini ed anziani si ammalano e muoiono.

13 dicembre 2013            A Gerusalemme, il segretario di Stato John Kerry ed il premier Benjamin Netanyahu celebrano la intesa sul “piano di sicurezza” che dovrebbe essere alla base dei negoziati con i palestinesi. L’intesa in realtà è fra gli Usa ed Israele e recepisce i desiderata di quest’ultimo: le forze sioniste manterrebbero una presenza militare nella valle del Giordano per almeno 10 anni, una presenza “temporanea” in altre località della Cisgiordania ed ai confini con la Giordania e con le enclaves palestinesi, dove è invece negata la forza palestinese; si prevede la facoltà di sorvolo dei droni israeliani e l’annessione di zone ampie della Cisgiordania da parte di Israele, con l’ipotesi di impari scambi territoriali (il 12-13% contro il 4%) – ma Israele prevede l’espulsione di 300.000 arabi israeliani, come confermerà il giornale “Maariv”- infine si “rinvia” il problema dei profughi. Un sostanziale schiaffo ai palestinesi e perfino ad Abu Mazen il quale, non sapendo come giustificare un simile accordo, ha ostentato un netto rifiuto. Il presidente decaduto dell’Anp ha però appena accettato un cospicuo finanziamento dagli Usa ed altri impegni della Ue, finalizzati alla firma di un accordo, e si spinge a promettere a John Kerry di non fare ricorsi all’Onu almeno fino a tarda primavera.

17 dicembre 2013            Le forze israeliane reprimono la marcia pacifica dei migranti africani, partita il 14 per dirigersi alla Knesset e reclamare il diritto di asilo: sono caricati con la forza sugli automezzi e riportati nel centro per ‘clandestini’ di Holot, nel Neghev: formalmente non è vietato uscirne, essendo le porte aperte, ma intorno c’è il deserto. I migranti non si arrendono e tornano a manifestare il 21 a Tel Aviv, poi ancora nei primi giorni del nuovo anno. Intanto, continuano le incursioni in Cisgiordania: fra il 18 e il 19 le forze israeliane uccidono 2 giovani, uno dei quali agente dell’Anp.

24 dicembre 2013            La vigilia di Natale gli israeliani uccidono, in uno dei raid contro Gaza, una bambina di 4 anni nel campo profughi di al Maghazi e feriscono altri palestinesi, come rappresaglia all’uccisione di un addetto del ministero della difesa. La rappresaglia include la chiusura del valico di Kerem Shalom, causando il blocco del passaggio di merci a partire da benzina e gasolio: Israele vanifica così in parte la donazione del Qatar alla Striscia finalizzata a lavori di ricostruzione ed all’acquisto di combustibile. Bloccata per giorni, fino al primo dell’anno, anche una delegazione italiana recante aiuti per l’ospedale. Intanto, a Gerusalemme, le autorità israeliane annunciano di procedere a nuove demolizioni di case arabe “abusive” non avendo richiesto, per gli alti costi, od ottenuto i permessi richiesti.

31 dicembre 2013            Secondo dati successivamente diffusi dalle autorità israeliane, nel 2013 la effettiva costruzione di nuovi alloggi per i coloni ebrei è più che raddoppiata dall’anno precedente: 2.534 a fronte dei 1.133 del 2012, mentre i coloni sono aumentati del 4,3%.

Dicembre 2013  E’ rilanciata dalle autorità canadesi, fiancheggiatrici di Israele, la campagna sionista per scacciare dall’Onu il rapporteur Richard Falk, che continua a  denunciare i crimini di Israele contro il popolo della Palestina. L’ultima “colpa” del professore è l’adesione alla campagna BDS.