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26 febbraio 1885                   A Berlino, si chiude la conferenza aperta nel novembre 1884 cui hanno partecipato le potenze imperialiste (Inghilterra, Francia, Belgio, Stati uniti, Germania, Austria- Ungheria, Spagna, Portogallo, Danimarca, Olanda, Svezia, Norvegia, Russia, Turchia), con la sottoscrizione di un ‘Atto generale’ che sancisce il comune intento di spartirsi le conquiste coloniali. Fra le dichiarazioni spicca il reciproco riconoscimento del diritto di conquista, così espresso: “Non si possono occupare che terre non appartenenti ad alcuno e abitate da tribù barbare”, comportante il mero obbligo di notificare alle altre nazioni firmatarie l’avvenuta occupazione delle terre stesse. L’accordo salterà per l’inasprirsi dei conflitti che porteranno alla Grande Guerra tramandando peraltro il principio colonialista della ‘terra di nessuno’ e/o ‘abitata da barbari’, foriero della tragedia palestinese, fra le altre.

 

23 febbraio 1888                   Replicando ai governi britannico e francese, che premono per l’abrogazione dei limiti posti dall’amministrazione imperiale all’ingresso di ebrei in Palestina, il ministro degli Esteri ottomano afferma: “Tutti sanno che, quando gli ebrei furono espulsi da diverse parti dell’Europa, trovarono asilo, sicurezza e piena libertà di coscienza in Turchia. Ancora oggi, un grande numero di ebrei vengono a trovare rifugio sul suolo ottomano…Tranne che in Palestina gli ebrei sono in effetti liberi di stabilirsi nell’Impero e di esercitare le loro attività senza alcun ostacolo”. Il limite della Palestina – spiega il ministro- è dovuto al fatto che “le risorse di quel territorio non sarebbero bastanti ai bisogni di una popolazione più numerosa”. I magnati ebrei, fra i quali il barone Rotschild, appoggiati dai governi europei, non tengono in conto le disposizioni limitative, spesso disattese dalle stesse autorità in cambio di “regali”, e continuano a promuovere attività a sostegno dei migranti, delle quali si trova traccia già alla metà del secolo e, più massicciamente, dal 1882. 

 

  • E’ fondata la Jewish Colonization Association (Jca), finalizzata ad assorbire gradatamente le attività a sostegno dei coloni ebrei in Palestina.

 

Febbraio 1896                      A Vienna, il leader sionista Theodore Herzl pubblica il saggio- manifesto “Lo Stato degli ebrei”, nel quale scrive testualmente: “Se Sua maestà il Sultano ci desse la Palestina, noi /i sionisti NdR/ potremmo farci carico di assestare completamente le finanze della Turchia. Per l’Europa, costituiremmo un baluardo contro l’Asia, saremmo la sentinella avanzata della civiltà contro la barbarie” , motivo per il quale “l’Europa dovrebbe garantire la nostra esistenza”. Il diario di Herzl, che sarà pubblicato a New York nel 1960 sotto il titolo “The complete Diaries of T. Herzl”, riprende significativamente la formula berlinese (v. nota 26 febbraio 1885) “una terra senza popolo per un popolo senza terra”, cancellando anticipatamente il popolo palestinese. Vi si legge fra l’altro: “Per prima cosa i sionisti dovranno procurarsi terre arabe in quantità sufficiente…La popolazione araba sarebbe giusto adatta per servire ai bisogni coloniali degli ebrei” e più in là “Dovremo sforzarci di espellere le popolazioni povere, cercando per loro un lavoro nei paesi di transito e negando loro lavoro nel nostro paese. Il processo di espropriazione e trasferimento dei poveri deve essere realizzato con discrezione e circospezione”.

 

29 agosto 1897                     A Basilea, si svolge il congresso delle organizzazioni sioniste, sotto la presidenza di Theodore Herzl, che riunisce 250 delegati di 24 paesi e fonda la ‘World Zionist Organization’. Il congresso fissa quale obiettivo da raggiungere la creazione di una ‘casa’ ebraica in Palestina. Il termine ‘Stato’ non è impiegato, per evitare ripercussioni negative a livello internazionale, prime quelle turco-ottomane. Il Sultano, Abdul Hamid II, ha replicato ai sionisti “Non accetterò una simile vivisezione”. Senza curarsene, a commento del congresso,  Herzl scrive nel suo diario: “Se dovessi riassumere un una frase il Congresso di Basilea…direi: a Basilea ho fondato lo Stato ebraico. Non so dire se fra 5 anni o 50 – conclude- ma prima o poi per certo questo fatto sarà evidente a chicchessia”.

 

19 marzo 1899                      Theodore Herzl replica ad una lettera inviata dal sindaco di Gerusalemme, Yussuf Zia al Khalidi, al rabbino Kahn per segnalargli che l’ingresso massiccio di ebrei in Palestina sta destabilizzando il paese e fa crescere sentimenti antiebraici nella popolazione. “La popolazione indigena – scrive Herzl, sostituendosi al destinatario- deve capire che sta guadagnando eccellenti fratelli e buoni sudditi che renderanno florida questa provincia” ed aggiunge che, se il Sultano e la popolazione non comprenderanno, “credete, troveremo altrove ciò di cui abbiamo bisogno. Ma allora la Turchia avrà perso la sua ultima possibilità di risanare le sue finanze e riacquistare la sua forza. E’ un sincero amico dei turchi che vi dice oggi queste cose. Ricordatevelo”.

 

1899                                    Alla fine del XIX secolo -scrive Ralph Schoenman, segretario della Bertrand Russel peace Foundation e profondo conoscitore delle vicende palestinesi - “c'erano più di mille villaggi in Palestina. Gerusalemme, Haifa, Gaza, Giaffa, Nablus, Acri, Gerico, Ramla, Hebron e Nazareth erano città fiorenti. Le colline erano accuratamente terrazzate. Canali d'irrigazione attraversavano il territorio. Gli agrumeti, gli uliveti e i cereali della Palestina erano conosciuti in tutto il mondo. Commercio, artigianato, prodotti tessili, edilizia e produzione agricola prosperavano...I contadini e gli abitanti delle città palestinesi- continua Schoenman- operavano una chiara e molto sentita distinzione tra gli ebrei che vivevano tra di loro e gli aspiranti coloni fin dal 1820, quando i 20.000 ebrei di Gerusalemme furono pienamente integrati e accettati nella società palestinese. Quando i coloni a Petah Tiqwà cercarono di cacciare i contadini dalle terre nel 1886, incontrarono una resistenza organizzata, ma i lavoratori ebrei nei villaggi e nelle comunità vicine rimasero del tutto incolumi...”

 

  • E’ creato il Fondo nazionale ebraico, finalizzato all’acquisto di terre da parte ebraica in Palestina ed in Siria.

 

 

Primavera 1903                    A  Giaffa, apre la sede della Anglo- Palestine Bank, braccio finanziario dei sionisti.

 

1905                                    Si svolge il 7° congresso mondiale sionista, nel corso del quale alcuni esponenti rilevano con preoccupazione l'emergere di un movimento palestinese diretto ad ottenere l'indipendenza dall'Impero ottomano. Fra gli altri, Max Nordau dichiara: “Il movimento che ha conquistato una gran parte delle masse popolari arabe può facilmente prendere una direzione che potrebbe causare danni in Palestina...In queste circostanze, la Turchia potrebbe essere convinta che sarebbe importante per lei avere in Palestina e Siria un gruppo forte e ben organizzato che resisterà a qualsiasi attacco all'autorità del Sultano...” 

 

Aprile 1909                          In Turchia, i Giovani Turchi guidati da Mustafa Kemal spodestano con un putsch il Sultano, Abdul Hamid II, dando vita ad un regime nazionalistico e laico, fortemente centralizzato e fondato sul principio della ‘turchizzazione’, che porterà, dopo la Grande Guerra, alla Turchia moderna.

 

  • Nasce, per iniziativa di Naib al Khuri Nassar, già fondatore del giornale “al Kharmil”, l’associazione palestinese finalizzata ad iniziative atte a “convincere il governo a proibire la vendita di terre agli ebrei”.

 

  • E’ fondato il Partito patriottico ottomano, avente lo stesso obiettivo dell’associazione di Nassar cui si aggiungono: la richiesta di un censimento degli ebrei immigrati e del catasto delle terre acquistate, l’assoggettamento degli ebrei alle imposte finora eluse, il controllo governativo sulle scuole ebraiche per assicurare la conformità dei programmi a quelli minimi stabiliti dall’amministrazione imperiale. La colonizzazione, però, prosegue massicciamente così come la elusione fiscale.

 

Novembre 1914                    La diplomazia britannica si muove in molteplici direzioni iniziando trattative con Hussein, sceriffo hashemita della Mecca, e con il suo rivale, il wahabita Ibn Saud, ai quali entrambi promette l’impegno britannico per la creazione di un regno arabo indipendente. Sir Reginald Wingate, governatore britannico del Sudan, scrive in proposito : “Se il progetto di uno Stato arabo non andrà in porto, saremo liberati da ogni promessa. Se diverrà realtà, avremo i mezzi sufficienti per controllarlo”. Contemporaneamente, il 13 novembre, re Giorgio V, ricevendo l’ambasciatore russo gli dice: “Per quanto riguarda Costantinopoli, è evidente che questa città sarà vostra”; ma, come dimostreranno gli eventi successivi, anche questa promessa è fasulla.

 

1915-1916                            Allo scoppio del conflitto mondiale, la Gran Bretagna fomenta la rivolta araba contro il Sultano ottomano, alleato degli Imperi centrali dall’agosto 1914, continuando a negoziare separatamente con Hussein e con il suo rivale Ibn Saud. La duplice trattativa sottende un conflitto di competenze, rispettivamente, fra il Foreign Office e l’India Office. Accanto ai due separati negoziati, inconsapevoli l’uno dell’altro, la Gran Bretagna tratta segretamente con la Francia.

 

11 marzo 1916                      A Londra, il ministro degli Esteri Edward Grey telegrafa agli ambasciatori a Parigi e Pietroburgo che il progetto di colonizzazione riuscirà tanto più “allettante per la maggioranza degli ebrei se si suggerisse loro che col tempo, quando i coloni ebrei in Palestina saranno abbastanza forti per far fronte alla popolazione araba,potranno prendere in mano la direzione degli affari interni della Palestina, con l’eccezione di Gerusalemme e dei luoghi santi”. A sua volta lord Robert Crewe, vice ministro degli Esteri, suggerisce agli ambasciatori: “E’ evidente che l’idea sionista possiede implicazioni politiche di vasta portata…Possiamo sperare di usarla per attirare dalla nostra parte gruppi di pressione ebraici in America, nel Levante e altrove che attualmente ci sono ostili in misura significativa, se non determinante”.

 

Maggio 1916                        Le trattative franco- britanniche sfociano negli accordi Sykes- Picot con i quali le due potenze si accordano per la spartizione dell’area mediorientale. Ai francesi è assegnata la zona compresa fra il lago di Tiberiade e l’Eufrate, corrispondente grosso modo alla Siria attuale, fino alla frontiera persiana. La zona petrolifera di Kirkuk viene spartita tra Francia e Gran Bretagna alla quale ultima va la baia di Haifa mentre è rinviata la spartizione della Palestina propriamente detta, provvisoriamente gestita da un’amministrazione internazionale comprendente, oltre le due potenze, la Russia e non meglio precisati esponenti mussulmani. Il testo degli accordi – peraltro già superati due anni dopo per la voracità inglese- sarà pubblicizzato, dopo la Rivoluzione di Ottobre, per ordine di Lenin, con un effetto esplosivo nell’intera regione mediorientale.

 

31 ottobre 1917                     A Londra, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, il ministro degli Esteri Arthur James Balfour afferma: “La grande maggioranza degli ebrei in Russia e in America, come nel mondo in generale, sembra al momento a favore del sionismo. Se potessimo emettere un comunicato di appoggio a quell’ideale, avremmo l’occasione di organizzare sia in Russia sia in America una campagna propagandistica di estrema utilità”. Il Consiglio dei ministri approva che sia resa pubblica una dichiarazione favorevole alla causa sionista  .

 

2 novembre 1917                  A Londra, il ministro degli Esteri britannico lord Arthur James Balfour indirizza una lettera a lord Lionel Walter Rothschild con la quale gli comunica: “Sono molto lieto di trasmetterle, a nome del Governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia verso le aspirazioni ebraiche sioniste, che è stata sottoposta al Governo e da esso approvata: ‘ Il Governo di Sua Maestà guarda con favore l’istituzione in Palestina di un focolare nazionale del popolo ebraico e farà del suo meglio per facilitare il raggiungimento di quest’obiettivo, fermo restando che non sarà compiuto alcun passo in grado di nuocere ai diritti civili e religiosi delle esistenti comunità non ebree in Palestina, o ai diritti e allo status politico goduti dagli ebrei in qualunque altro paese”.

 

2 novembre 1917                  Fino alla c.d. Dichiarazione Balfour, scrive Ralph Schoenman, “la risposta palestinese agli insediamenti sionisti era stata poco saggiamente tollerante. Non c'era antiebraismo organizzato in Palestina, nessun massacro come quelli preparati dagli antisemiti zaristi e polacchi” né vi fu “nessuna componente razzista nella risposta palestinese ai coloni armati (che dove possibile usavano la forza per cacciare i palestinesi dalle terre)”

 

Novembre 1917                    Il generale Edmund Allenby, a capo delle truppe britanniche, occupa Gerusalemme.

 

4 gennaio 1918                     Il governo inglese invia un messaggio ad Hussein, allarmato dalla Dichiarazione Balfour oltre che dall’occupazione britannica, nel quale insiste sull’impegno del governo di Sua Maestà a sostegno dei diritti e delle aspettative delle comunità arabe.

 

17 ottobre 1918                     Il generale britannico Edmund Allenby, in un rapporto al governo di sua Maestà, dichiara: “Diedi all’emiro Faysal un’assicurazione ufficiale che qualsiasi provvedimento potesse essere preso durante il periodo dell’amministrazione militare, sarebbe stato meramente provvisorio e non avrebbe pregiudicato l’assetto finale, alla conferenza di pace, alla quale gli arabi sarebbero stati certamente rappresentati. Aggiunsi che le istruzioni ai governatori militari avrebbero precluso ogni loro ingerenza negli affari politici e che io avrei allontanato chicchessia trovato a contraddire questi ordini. Ricordai all’emiro Faysal che gli Alleati si erano impegnati sul loro onore…”

 

31 dicembre 1918                 In Palestina – detta ‘terra senza popolo’ dai sionisti- vivono a questa data circa 700mila arabi (611mila mussulmani, 70mila cristiani, 7mila drusi).

 

3 gennaio 1919                     Chaim Weizmann, per i sionisti, ed il re arabo Faysal, capo della delegazione dell’Hegiaz, firmano un accordo ufficiale, sponsorizzato dal generale britannico Allenby, in vista della costituzione di uno stato arabo, nel quale si afferma: “Nella fondazione della Costituzione e dell’Amministrazione di Palestina si adotteranno tutte le misure capaci di dare le migliori garanzie di applicazione della dichiarazione del Governo britannico del 2 novembre 1917. Saranno prese inoltre tutte le misure atte ad incoraggiare e stimolare l’immigrazione su larga scala degli ebrei in Palestina e a far sì che gli immigrati ebrei possano insediarsi nel paese il più presto possibile…nel prendere tali misure, i contadini e i fittavoli arabi saranno protetti nei loro diritti e assistiti nello sviluppo economico”. Nell’accordo non compare in alcun modo l’idea di uno stato ebraico.

 

18 gennaio 1919                   A Parigi, inizia la Conferenza dei paesi vincitori per stabilire la nuova configurazione dell'Europa e stilare trattati cosiddetti di pace con gli stati usciti sconfitti. I lavori si protrarranno fino al gennaio 1920.

 

Gennaio 1919                       In concomitanza con l'apertura della Conferenza di Parigi, si riunisce il Congresso arabo- palestinese per opporsi all'attuazione della Dichiarazione Balfour. Il Congresso è nato dalla riunione di diverse associazioni mussulmano- cristiane sorte l'indomani della stessa Dichiarazione per affermare l'autogoverno della Palestina, nonché associazioni studentesche, intellettuali e giornali arabi mossi dal medesimo intento. In proposito lo storico ebreo Ilan Pappé ha scritto :”L'esistenza stessa del Congresso arabo-palestinese sfata due miti propagati da coloro che non sanno bene come stanno le cose: che il conflitto sia tra mussulmani ed ebrei e che prima del 1948 la Palestina non avesse una propria identità nazionale. Fin dagli esordi del movimento nazionale palestinese, i cristiani hanno avuto una parte di rilievo...”

 

10 giugno 1919                     A Giaffa, inizia i suoi lavori la commissione King- Crane, incaricata dal presidente Wilson di studiare la situazione dei paesi distaccati dalla Turchia.

 

28 agosto 1919                     A Parigi, l’americano Henry King e l’inglese Charles Crane presentano la loro relazione alla Delegazione per la conferenza di pace sul Medio Oriente. La relazione - che consiglia fra l’altro la durata breve del Mandato, l’unità della Siria sotto la reggenza di Faysal nonché la “seria modifica del programma sionista estremista di illimitata immigrazione di ebrei in Palestina” - è tenuta segreta fino al 1922.

 

17 novembre 1919                A Londra, lord Arthur James Balfour dichiara: “Il sionismo, giusto o sbagliato, buono o cattivo, affonda le radici in tradizioni millenarie, in necessità attuali e in future speranze la cui importanza è ben più profonda dei desideri e pregiudizi dei settecentomila arabi che ora vivono in quell’antico paese”.

 

Marzo 1920                          Sulla stampa ebraica compaiono articoli finalizzati a promuovere la erezione di un terzo tempio ebraico sul Monte del Tempio, nel luogo dove i Romani distrussero il secondo tempio, nel 70 d.c. Tale costruzione comporterebbe la distruzione del santuario di al-Haram al-Sharif, luogo sacro per i mussulmani che ritengono esservi avvenuta la ascensione al cielo del profeta Maometto.

 

26 aprile 1920                      La Conferenza di San Remo approva la dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917 e il Mandato britannico sulla Palestina.

 

Aprile 1920                          A Gerusalemme, coloni ebrei capeggiati da Vladimir Zabotinskij marciano sul quartiere arabo sito nella città vecchia accendendo scontri con i fedeli mussulmani intenti a celebrare la nascita del profeta Mosè.

 

Giugno 1920                        Il governo britannico nomina Alto commissario per la Palestina sir Herbert Samuel, liberale di origine ebraica, che manterrà la carica fino al 1925.

 

Giugno 1920                        In Palestina, i coloni ebrei creano la Haganah, formazione paramilitare sionista. Ne sono stati documentati legami con le forze britanniche.

 

9 luglio 1920                        A Damasco, i francesi destituiscono re Faysal, in applicazione dell’accordo Sykes- Picot.

 

31 dicembre 1920                 Nonostante la politica di acquisizione di terre, a questa data gli ebrei residenti in Palestina non superano i 60.000 contro 850.000 arabi.

 

Dicembre 1920                     Ad Haifa, giunge l'imam Izz al Din al Qassam, in fuga dalla Siria dov'era stato condannato a morte dagli occupanti francesi che aveva valorosamente combattuto. Predicatore nella moschea Istiqlal, forte della sua esperienza resistenziale, convincerà molti giovani mussulmani a costituire gruppi armati per difendersi dai gruppi paramilitari sionisti.

 

1 maggio 1921                      A Giaffa, in occasione delle manifestazioni del 1° maggio, si accendono aspri scontri fra arabi ed ebrei, che lasciano sul terreno un centinaio di morti di entrambe le comunità.

 

Dicembre 1921                     L'Alto commissario Herbert Samuel istituisce il Supremo consiglio islamico avente giurisdizione sui territori mussulmani. Lo storico Ilan Pappé ha commentato in proposito:”...Gli inglesi cercavano dunque di dividere i palestinesi in base alla religione. Ma i mussulmani che partecipavano a questo consiglio mantennero un orientamento fortemente politico e il fermo impegno verso la causa palestinese. Il gran Muftì di Gerusalemme Hajji Muhammad Amin al-Husayni, la massima autorità mussulmana del paese, fu nominato capo del Consiglio, diventando così una delle persone più influenti in Palestina. Egli usò questa sua influenza e autorità per mobilitarsi dietro le quinte a favore del nazionalismo”.

 

24 luglio 1922                      La Società delle Nazioni ufficializza il Mandato inglese sulla Palestina, richiamando esplicitamente la Dichiarazione Balfour. Ne è esclusa la Transgiordania.

 

Luglio 1922                          E’ pubblicizzato il primo Libro bianco britannico, sottoscritto da Winston Churchill, sulla situazione delle comunità araba ed ebraica. Circa quest’ultima si scrive che la immigrazione ebraica in Palestina troverà limiti nella “capacità economica del paese di assorbire i nuovi arrivati”.

 

1 settembre 1922                   E’ costituito l’emirato di Transgiordania, a capo del quale è posto Abdallah, figlio dello sceriffo Hussein. Uno stato creato a tavolino, rispondente agli scopi della dominazione britannica sulla regione mediorientale e, fra questi, il controllo della Palestina.

 

Novembre 1923                    L'ideologo sionista Vladimir Zabotinskij scrive “Il muro di ferro”, la sua opera più famosa, nella quale perora “la totale impossibilità di arrivare ad un accordo  volontario con gli arabi di Palestina per la trasformazione della 'Palestina' da paese arabo a paese con una maggioranza ebraica”. “...Provate a trovare anche un solo esempio in cui la colonizzazione di un Paese sia avvenuta con il consenso della popolazione nativa. Un tale evento non è mai accaduto. I nativi- civilizzati o selvaggi- hanno sempre lottato ostinatamente contro i coloni...I compagni d'arme di Cortez o Pizarro (o, come qualcuno ci ricorderà, i nostri stessi antenati ai tempi di Giosuè figlio di Nun) si comportavano come briganti” e comunque  “i nativi combatterono con intransigente fervore sia contro i colonizzatori cattivi che contro quelli di buon cuore...perché ogni tipo di colonizzazione ovunque ed in qualsiasi momento è inammissibile per qualsiasi popolazione nativa”. Zabotinskij polemizza con “i conciliatori tra di noi /che/ cercano di convincerci che gli arabi sono un qualche genere di sciocchi che possono essere ingannati con formulazioni 'ammorbidite' dei nostri obiettivi...Rifiuto questa visione degli arabi palestinesi” i quali “sentono per la Palestina lo stesso amore geloso che gli antichi aztechi sentivano per il loro Messico o qualsiasi Sioux per le sue praterie ondulate” e resisteranno “fino a che vi sia la minima speranza di potersi liberare”. A questa speranza occorre frapporre un “muro di ferro”, con la forza delle armi e con la collaborazione necessaria di una forte potenza straniera che “svolga il suo ruolo con fermezza e senza indulgenza” così da spezzare ogni resistenza nei nativi. Che non cesserà “se non quando non c'è più speranza, fino a quando non ci sarà più nessuno spiraglio visibile nel muro di ferro”.

 

Agosto 1929                         A Gerusalemme, scontri fra arabi ed ebrei scoppiano presso il Muro del pianto per propagarsi a diverse città fra le quali Hebron. I coloni ebrei, guidati dal gruppo paramilitare Haganah e dai sionisti di Zabotinskij, hanno provocato i mussulmani tentando di bloccarne l'accesso al Monte del Tempio. Gli scontri lasciano sul terreno oltre 250 vittime di entrambe le comunità ed altre 67, ebree, ad Hebron.

 

Dicembre 1929                     Nel corso degli anni Venti, migliaia di contadini palestinesi sono indotti a lasciare le loro terre causa l'intensificarsi della colonizzazione ebraica, sempre più organizzata ed aggressiva, ed a trasferirsi nelle città, dove sorgono baraccopoli, in precedenza inesistenti.

 

Ottobre 1930                        Un nuovo Libro bianco britannico, a firma di lord Passfield, analizza la colonizzazione ebraica e gli effetti negativi che ne sono derivati in Palestina, particolarmente la esasperazione della popolazione araba, concludendo con la proposta di limitare il flusso migratorio e di trovare soluzioni per contrastare la disoccupazione dei nativi che ne è derivata.

 

Gennaio 1931                       A Londra, il primo ministro Ramsay MacDonald, sensibile alle pressioni della lobby sionista, pubblicizza la propria critica nei confronti del Libro bianco di lord Passfield. La colonizzazione ebraica in Palestina continuerà senza alcun limite.

 

31 dicembre 1931                 In Palestina, a questa data risultano residenti 880mila arabi (775mila mussulmani e 93mila cristiani) e 175mila ebrei.

 

Ottobre 1933                        In Palestina, uno sciopero degli arabi contro la colonizzazione è brutalmente represso: 26 i morti.

 

Marzo 1935                          A Gerusalemme, si tiene il congresso sionista seguito da festeggiamenti per l’anniversario della creazione dell’università ebraica.

 

Novembre 1935                    Nella zona collinare presso Jenin, un dozzina di giovani combattenti guidati dall'imam Izz al-Din al-Qassam (v. nota Dicembre 1920) si scontrano valorosamente contro un contingente britannico assai più numeroso: in 5 restano uccisi e, fra essi, lo stesso al-Qassam la cui reputazione sconfina ormai nell'eroismo. Per onorare i caduti, Haifa dichiara lo sciopero generale per l'indomani.

 

22 aprile 1936                      E’ indetto un nuovo sciopero generale arabo, che si estende a tutto il paese. Da questa data si fa partire la ‘Grande rivolta’ arabo- palestinese contro la colonizzazione, che durerà fino al 1939, repressa dalle autorità britanniche che affiancano la violenza dei propri reparti a quella dei coloni e dei reparti sionisti, attrezzati militarmente con l’ausilio inglese. I primi 6 mesi di sciopero si trasformano in una sanguinosa guerra civile, con la prevedibile sconfitta palestinese per la enorme disparità di mezzi. Cinquemila  morti, oltre 14.000 feriti, 112 condanne a morte per impiccagione, migliaia di senzatetto per la distruzione punitiva di abitazioni, altre migliaia di arresti e deportazioni ne saranno il tragico bilancio.

 

Aprile 1936                          Commentando la Grande rivolta, l'intellettuale palestinese marxista Ghassan Kanafani scrive che una causa determinante ne fu l'impoverimento dei contadini seguito alla espropriazione delle terre per “un milione di dunum -quasi un terzo dei terreni agricoli” considerando al tempo stesso che “la vita agricola, nel mondo arabo in particolare, non è semplicemente un modo di produzione ma è egualmente un modo di vita sociale, religiosa e rituale. Quindi, in aggiunta alla perdita della terra, la società rurale araba è stata distrutta dal processo di colonizzazione...la trasformazione della società palestinese da agricola-feudale-clericale araba a borghese industriale ebraica (occidentale) aveva raggiunto il suo climax” a metà degli anni Trenta e così “il processo di istituire le radici del colonialismo e trasformarlo da Mandato britannico in colonialismo di occupazione sionista”. Perciò “la direzione del movimento nazionalista palestinese fu obbligata ad adottare una certa forma di lotta armata perché non era più in grado di esercitare la propria leadership in un momento in cui il conflitto aveva raggiunto proporzioni decisive”. 

 

Agosto 1936                         Si introduce in Palestina, alla guida di 150 volontari iracheni, siriani e libanesi, Fawzi al Qawuk, già combattente per la libertà contro i francesi in Siria, poi in Iraq. Si considera questo il principale intervento militare arabo negli anni Trenta a sostegno della lotta palestinese contro l’occupazione sionista, che gli inglesi contrasteranno con mezzi militari pesanti, thank ed aerei da guerra.

 

13 ottobre 1936                     Intervenendo ad un'assise sionista, David Ben Gurion dichiara: “Non suggeriamo di annunciare ora il nostro obiettivo finale che è di vasta portata -anche più di quello dei revisionisti che si oppongono alla spartizione. Non sono disposto ad abbandonare la grande visione, la visione finale che è una componente organica, spirituale e ideologica delle mie aspirazioni sioniste”.

 

Aprile 1937                          In Palestina, si costituisce la Irgun Zevai Le’umi (Organizzazione militare nazionale o Izl o Irgun)  indirizzata all’offensiva ed alla rappresaglia nei confronti della popolazione araba.

 

22 giugno 1937                     A Berlino, una circolare emanata dal ministero degli Esteri approva di fatto la immigrazione sionista in Palestina scrivendo che “considerazioni di politica interna favoriscono virtualmente il consolidamento del giudaismo in Palestina accelerando la formazione di uno Stato ebraico”.

 

7 luglio 1937                        La commissione guidata da lord W. Robert Peel presenta un rapporto sulla Palestina la cui premessa è che il conflitto si presenta come “insopprimibile” ed il mandato britannico inapplicabile; raccomanda pertanto la divisione dei territori fra arabi ed ebrei (ai quali assegnare il 33% circa del territorio palestinese) nonché uno “scambio di popolazioni” che avrebbe visto cambiare residenza a 1.250 ebrei e 225.000 arabi, da attuare con indennizzi e, “come estrema misura”, in modo coatto.

 

29 luglio 1937                      A Zurigo, si apre il congresso del Consiglio mondiale sionista, che chiuderà i suoi lavori il 7 agosto. Nel suo intervento, David Ben Gurion dichiara: “I confini delle aspirazioni sioniste son dettati dalle preoccupazioni del popolo ebraico e da nessun fattore esterno. Essi includono il Libano meridionale, la Siria meridionale, l'attuale Giordania, tutta la Cisgiordania ed il Sinai”. Circa i libanesi egli aggiunge che “sono gli alleati naturali della Terra di Israele...La vicinanza del Libano fornirà un alleato fedele allo Stato ebraico non appena sarà creato...e ci darà la possibilità di espanderci”.

 

Luglio 1937                          A Gerusalemme, le autorità britanniche spiccano un mandato d'arresto contro Muhammad Amin al-Husayni, Gran muftì e già presidente del Consiglio islamico, peraltro già soppresso nella primavera del 1936 dopo l'esplosione della rivolta araba. Egli riesce però a sfuggire alla cattura ed a rifugiarsi dapprima a Damasco, quindi, nel 1941, in Germania, infine al Cairo. Circa la sua permanenza in Germania, dal 1941 al 1944, lo storico Ilan Pappé ha scritto che “la sua simpatia verso il nazismo fu breve ed insignificante e non influì in alcun modo sullo sforzo bellico”,limitandosi egli “ad alcune trasmissioni radiofoniche per mobilitare i mussulmani arabi contro gli inglesi. Durante la seconda guerra mondiale non fu il solo ad agire secondo la massima  'il nemico del mio nemico è mio amico'” mentre nella narrazione israeliana “è utilizzata ancora oggi /2024/ per screditare il movimento di liberazione palestinese”. “Con Amin in esilio e il resto della leadership palestinese perlopiù criminalizzato- ha scritto ancora Pappé- il movimento sionista fu libero di mobilitarsi per una Palestina de-arabizzata con la benedizione anglo-americana. La loro unica speranza ormai era fare affidamento sull'aiuto dei paesi arabi vicini...”

 

12 novembre 1937                A Gerusalemme, in via Giaffa, l’Irgun compie il primo attentato terroristico facendo esplodere un ordigno nei pressi di un’autostazione provocando la morte di 2 arabi ed il ferimento di altri 5.

 

31 dicembre 1937                 A questa data, i palestinesi internati nei campi di concentramento britannici risultano, secondo dati ufficiali, 816.

 

27 gennaio 1938                   In un documento tedesco a firma ‘Clodius’, consigliere di legazione, si legge che “la questione dell’emigrazione verso la Palestina degli ebrei tedeschi è stata nuovamente risolta da una decisione del Fuhrer, nel senso della sua continuazione”.

 

6 luglio 1938                        Ad Haifa, l’Irgun colloca due contenitori per il latte pieni di tritolo all’interno del mercato arabo, provocando 21 morti e 52 feriti.

 

15 luglio 1938                      A Gerusalemme, nella città vecchia, l’Irgun fa esplodere una bomba in via Davide, uccidendo 10 arabi e ferendone più di 30.

 

25 luglio 1938                      Ad Haifa, l’Irgun fa esplodere una bomba nascosta in un cesto di cocomeri, che uccide 39 arabi e ne ferisce almeno 70.

 

26 agosto 1938                     A Giaffa, l’Irgun fa esplodere una bomba all’interno del mercato ortofrutticolo.

 

Settembre 1938                     A Gerusalemme, presso la porta di Erode, i soldati inglesi operano un arresto in massa di palestinesi, immortalato da una fotografia che fa il giro del mondo, destinati ai campi di concentramento.

 

31 dicembre 1938                 A questa data, i palestinesi internati nei campi di concentramento britannici risultano 2.463.

 

Febbraio 1939                      A Londra, nel palazzo san Giacomo, si svolge la conferenza arabo- israeliana- britannica che elabora un progetto di Stato multietnico in Palestina sotto la influenza inglese. I sionisti, però, respingono il progetto che scontenta anche gli esponenti arabi.

 

Aprile 1939                          Al Cairo, gli esponenti arabi tengono una conferenza sul Medio Oriente per elaborare un proprio progetto sulla Palestina, fondato sulla formazione di un governo indipendente e sulla contingentazione, per flussi annuali, dell’immigrazione ebraica. Gli inglesi, preoccupati dal dilagare di sentimenti antimperialisti fra la popolazione araba, nel tentativo di assicurarsene l’appoggio nel conflitto imminente, concedono aperture al progetto, tardive quanto, ancora una volta, fasulle.

 

17 maggio 1939                    Porta questa data l’ultimo Libro bianco britannico sulla Palestina, a firma Ramsay MacDonald che, preso atto della destabilizzazione del paese e della violenza diffusa, prospetta uno Stato palestinese indipendente entro 10 anni e la drastica limitazione dell’immigrazione ebraica (ma v.nota Gennaio 1931). La leadership sionista, naturalmente, dichiara da subito la sua opposizione a questi assunti ritenendoli contraddittori rispetto agli impegni assunti dall'Inghilterra a partire dalla Dichiarazione Balfour.

 

Settembre 1939                     Con l’invasione germanica della Polonia, scoppia il secondo conflitto mondiale. 

 

31 dicembre 1939                 In Palestina, risiedono a questa data 1.070.000 arabi, di cui 950.000 mussulmani, e 460.000 ebrei.

 

31 dicembre 1939                 A questa data, i palestinesi internati nei campi di concentramento britannici risultano 5.679.

 

1940                                    Joseph Weitz, responsabile del dipartimento colonizzazione dell'Agenzia ebraica, annota nel suo diario:”Deve essere chiaro fra noi che non c'è posto in questo Paese per entrambi i popoli insieme. Con gli arabi non raggiungeremo il nostro obiettivo di essere un popolo indipendente...Non c'è altro modo che trasferire gli arabi da qui ai paesi vicini, trasferirli tutti, non un villaggio né una tribù dovranno essere lasciati”. Nel successivo “rapporto Koening” aggiungerà che “dobbiamo usare il terrore, l'omicidio, l'intimidazione, la confisca delle terre ed il taglio di tutti i servizi sociali per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba”.

 

11 gennaio 1941                   Un documento segreto, emerso nel dopoguerra fra gli incartamenti dell'ambasciata tedesca in Turchia e noto come 'Memorandum di Ankara', testimonia i contatti fra il gruppo di Abraham Stern (Organizzazione militare nazionale, Nmo) e la detta ambasciata al fine di sollecitare la “attiva cooperazione germanica” all’incremento dell’emigrazione ebraica in Palestina. “L'evacuazione delle masse ebraiche dall'Europa – vi si legge- è una precondizione per risolvere la questione ebraica; ma questo può essere reso possibile e completato solo attraverso l'insediamento di queste masse nella casa del popolo ebraico, la Palestina”. Ma la guerra, con le alleanze conseguenti, ha determinato invece la mutazione della politica hitleriana verso gli ebrei: dall'incoraggiamento della colonizzazione verso la Palestina, invisa alle popolazioni arabe, alla repressione interna fino all'internamento degli ebrei su base etnica in campi concentrazionari.

 

Maggio 1942                        A New York, riuniti al Biltmore hotel, i leader sionisti dichiarano la propria ferma intenzione di trasformare tutta la Palestina storica in Stato ebraico. A questa data, esiste già una forte lobby sionista negli Stati uniti, destinati a subentrare alla Gran Bretagna nella politica mediorientale.

 

Gennaio 1944                       A Londra, il governo britannico approva la divisione della Palestina in due territori separati, per consentire la creazione di uno stato ebraico, senza però definirne i confini geografici.

 

1 febbraio 1944                     L’Irgun, a capo del quale si è insediato da pochi giorni Menachem Begin, annuncia la ripresa della lotta contro la Gran Bretagna, ritenuta un ostacolo alla fondazione dello Stato ebraico. Sulla testa di Begin è posta una taglia di 10.000 sterline.

 

25 settembre 1944                 Ad Alessandria di Egitto, si riuniscono i delegati di 7 paesi arabi per fondare la Lega araba, con il patrocinio della Gran Bretagna. Ai lavori, che si concludono il 7 ottobre, partecipa in veste di delegato Musa al-Alami, palestinese di Gerico.

 

Settembre 1944                     A Londra, per volere del primo ministro Winston Churchill, è costituita una brigata combattente ebraica, con propria bandiera bianco- azzurra, che sarà impiegata negli ultimi mesi del conflitto sul territorio italiano.

 

6 novembre 1944                  Al Cairo (Egitto), militanti ebraici della banda Stern uccidono lord Moyne, ministro britannico residente in Medio Oriente. Winston Churchill, di cui Moyne era intimo amico, commenta: “Se il sionismo che sognavamo svanirà insieme al fumo di pistole assassine, e i nostri sforzi per assicurargli un futuro produrranno solo un nuovo assortimento di banditi degni della Germania nazista, molti saranno indotti come me a riesaminare un atteggiamento mantenuto finora con grande coerenza”.

 

22 marzo 1945                      Al Cairo (Egitto), sono firmati gli atti costitutivi della Lega araba, formata da Arabia Saudita, Egitto, Iraq, Libano, Siria e Transgiordania. Il 10 maggio aderirà anche lo Yemen.

 

13 agosto 1945                     Il Congresso mondiale sionista avanza la richiesta che un milione di ebrei possa stabilirsi in Palestina.

 

31 agosto 1945                     Il presidente americano Harry Truman, in appoggio alle rivendicazioni del congresso sionista, scrive al governo inglese per invitarlo ad accantonare il Libro bianco del 17 maggio 1939 e ad accettare una nuova ondata migratoria in Palestina, il cui inizio quantifica in 100.000 profughi ebrei.

 

13 novembre 1945                A Londra, il governo britannico nomina una commissione d’inchiesta per definire il problema dei profughi ebrei che tentano di giungere in Palestina, alla quale prendono parte, per la prima volta, rappresentanti americani.

 

31 dicembre 1945                 Nel periodo fra il 1° gennaio 1936 a questa data, sono stati sequestrati ai palestinesi 7.617 fucili, contro soli 135 confiscati ai sionisti. La parzialità inglese è manifestata altresì dalla creazione di SNS, Special night Squads, ovvero squadre speciali della notte, dove elementi britannici hanno affiancato i sionisti nelle spedizioni punitive contro villaggi palestinesi.

 

30 aprile 1946                      La commissione anglo- americana conclude i suoi lavori sposando in pieno le proposte del presidente  Harry Truman (v. 31 agosto 1945).

 

30 maggio 1946                    A Beirut (Libano), i cristiano- maroniti stipulano un accordo segreto con l’Agenzia ebraica, in forza del quale riconoscono agli ebrei il diritto di fondare un loro stato in Palestina, e questi ultimi si impegnano a riconoscere, in cambio, il carattere cristiano e l’indipendenza del Libano.

 

22 luglio 1946                      A Gerusalemme, gli uomini di Menachem Begin collocano contenitori di latte pieni di esplosivo nei sotterranei dell’hotel King David, dove sono ospitati il quartiere generale militare e civile della Gran Bretagna. Il bilancio dell’esplosione, che demolisce un’intera ala dell’edificio, è di 91 morti, in maggioranza civili.

 

14 febbraio 1947                   A Londra, il governo britannico presieduto da Ernest Bevin affida all’Onu il compito di definire il problema palestinese, declinando ogni ulteriore responsabilità.

 

18 febbraio 1947                   A Londra, il primo ministro Ernest Bevin, nel corso di un intervento ai Comuni, spiega la decisione di delegare le Nazioni unite per ogni futura decisione sulla Palestina, affermando: “Gli schemi proposti sia dagli arabi sia dagli ebrei non ci paiono accettabili, né siamo in grado d’imporre una soluzione”.

 

1 marzo 1947                       A Tel Aviv, militanti ebrei dell’Irgun (Izl), la formazione comandata da Menachem Begin, uccidono più di 20 militari britannici e ne feriscono altri 30, in diverse azioni coordinate. 

 

12 luglio 1947                      In Palestina, militanti dell’Irgun (Izl), dopo l’arresto di alcuni loro compagni da parte delle autorità britanniche, sequestrano i sergenti inglesi Clifford Martin e Mervyn Paice.

 

29 luglio 1947                      In Palestina, come rappresaglia per l’esecuzione capitale di 3 dei suoi militanti da parte delle autorità britanniche, l’Irgun impicca i due sergenti inglesi Clifford Martin e Mervyn Paice, sequestrati il 12 luglio e collega i corpi a congegni esplosivi, uno dei quali provoca il ferimento di un ufficiale inglese durante la rimozione dei cadaveri. Il “Times” commenta: “La bestialità nazista non avrebbe saputo fare di meglio”.

 

12 agosto 1947                     A Londra, il Parlamento britannico in sessione speciale decide il ritiro delle truppe britanniche dalla Palestina, che sarà formalizzato il 20 settembre successivo. Winston Churchill scriverà nelle sue memorie: “I metodi draconiani dell’Izl, per quanto moralmente discutibili, furono decisivi per trasformare l’opzione di evacuazione del febbraio 1947 nella ferma decisione di disfarsi degli oneri del Mandato”.

 

16 settembre 1947                 La Lega araba decide la costituzione di un Esercito di liberazione arabo, composto da volontari palestinesi.

 

11 ottobre 1947                     Gli Stati uniti rendono pubblico il loro sostegno alla divisione della Palestina in due Stati, così come richiesto dal movimento sionista.

 

13 ottobre 1947                     L’Unione sovietica si allinea alla decisione americana di favorire la nascita dello Stato ebraico in Palestina, con la divisione dei territori. In questo abbandono della tradizionale posizione anticolonialista, oltre al presunto “socialismo” dei primi kibbutz ebraici, è stato decisivo il desiderio di liberarsi per quanto possibile di una componente etnica difficile da governare e restia a rispettare i principi e le normative sovietiche.

 

13 novembre 1947                A Londra, il governo britannico annuncia che il ritiro delle sue truppe dalla Palestina si concluderà entro il 1 agosto 1948.

 

26 novembre 1947                A New York, nell’imminenza della votazione dell’Assemblea generale dell’Onu che deve sancire la divisione dei territori palestinesi e la nascita dello Stato ebraico, Haiti, Grecia e Filippine annunciano il loro voto contrario.

 

29 novembre 1947                A New York, l’Assemblea generale delle Nazioni unite approva la Risoluzione 181 che stabilisce la partizione dei territori palestinesi ed uno statuto speciale per Gerusalemme. Gli Stati uniti ottengono il voto favorevole della Grecia minacciando la fine degli aiuti economici, della Liberia con l’embargo sulla gomma. Il risultato finale è di 33 voti favorevoli, 13 contrari e 10 astenuti. I sionisti hanno ottenuto il 55% del territorio palestinese, pur rappresentando il 37% della popolazione e avendone avuto fino a quel momento la proprietà del 7%. Hanno ottenuto anche concessioni fondamentali inerenti ai porti, all'elettricità e ad attività industriali. Una mozione di minoranza, diretta ad incoraggiare uno Stato federale binazionale e la limitazione dell'immigrazione ebraica verso le sole terre assegnate agli ebrei, non è stata messa ai voti.

 

17 dicembre 1947                 La Lega araba respinge la risoluzione dell’Onu del 29 novembre, e si dichiara disposta ad impedire con la forza la costituzione dello stato di Israele. Se ne differenzia soltanto la Transgiordania. Molti politici ed intellettuali arabi e palestinesi avevano ormai compreso le intenzioni della leadership sionista ed “erano frustrati dal fatto- scrive lo storico Ilan Pappé- che i piani del sionismo non fossero considerati seriamente come un ostacolo alla risoluzione del conflitto nelle aule delle Nazioni unite. Alla fine gli sforzi diplomatici fallirono perché nessuno riuscì a dare una giustificazione del motivo per cui la Palestina venisse trattata come un caso eccezionale -un luogo in cui i tanto decantati principi  di 'pari diritti e autodeterminazione dei popoli' sanciti nella Carta Onu non si applicavano”.

 

19 dicembre 1947                 A Khisas, per vendicare l’uccisione di un colono, militanti ebraici fanno saltare in aria una casa con gli abitanti all’interno, uccidendo 3 uomini, una donna e 4 bambini.

 

30 dicembre 1947                 Ad Haifa, militanti ebrei dell’Izl lanciano bombe a mano contro una piccola folla di arabi in attesa di prendere l’autobus, provocando 6 morti e decine di feriti. In due precedenti attentati compiuti a Gerusalemme il 13 e il 29 dicembre, i militanti agli ordini di Menachem Begin avevano ucciso 80 arabi e ne avevano feriti 37.

 

31 dicembre 1947                 Ad Haifa, le forze ebraiche dell’Haganah e delle Palmah attaccano il villaggio di Balad al-Shaykh con l’ordine di “uccidere il maggior numero di maschi adulti”. Il bilancio finale è di 60 morti, comprese donne e bambini. Nel villaggio di Hawassa, 16 uomini sono stati uccisi ed altri 10 feriti.

 

4 gennaio 1948                     A Giaffa, i militanti ebrei dell’Lhi azionano un camion imbottito di esplosivo dinanzi al Municipio che ospita gli uffici del Comitato nazionale arabo. L’edificio viene totalmente demolito mentre 26 persone rimangono uccise ed altre decine ferite.  A Gerusalemme, fanno saltare con l’esplosivo un’ala dell’hotel Semiramis. E' avviato ormai l'inarrestabile processo di pulizia etnica della Palestina, definito dai palestinesi e dagli intellettuali arabi 'al-Nakbah al-Mustamirra', tradotto con 'Grande disastro' o 'Catastrofe costante', mai interrotto, fino ai giorni nostri.

 

gennaio 1948                        David Ben Gurion descrive nel suo diario le modalità degli assalti ai villaggi palestinesi, programmati per far posto allo stato sionista: “…dobbiamo essere pronti a portare il colpo decisivo, e cioè: distruggere l’agglomerato ed espellerne gli abitanti per prendere il loro posto”.In ogni villaggio, fra le macerie prodotte dalla demolizione, doveva essere collocato dell'esplosivo per evitare il ritorno degli sfollati.

 

28 febbraio 1948                   Ad Haifa, militanti ebrei fanno esplodere un’autobomba nell’autorimessa Abu Sham, nel centro della città, provocando la morte di almeno 30 arabi e il ferimento di altri 70.

 

10 marzo 1948                      David Ben Gurion, in una riunione con i responsabili militari della Haganah, vara il Piano Dalet, noto anche come Piano D, diretto alla occupazione sionista delle basi militari, caserme, edifici pubblici evacuati dai britannici; ed alla espulsione manu militari dei palestinesi (vedi nota gennaio 1948) da villaggi e città destinati ad accogliere gli insediamenti ebraici. Alla fine dell'anno in corso, oltre 500 villaggi saranno cancellati, e con essi ogni traccia della cultura palestinese che li caratterizzava (“dearabizzazione”). Gli arabi espulsi dai villaggi orientali si sarebbero diretti perlopiù verso la Cisgiordania e la Transgiordania, quelli dei villaggi settentrionali verso Libano e Siria.

 

18 marzo 1948                      A Washington, 10 giorni dopo aver annunciato la sua ricandidatura alla presidenza, Harry Truman riceve alla Casa Bianca, in segreto, il dirigente sionista Chaim Weizmann. A proposito dell’incontro, il futuro ministro degli Esteri israeliano Abba Eban scriverà: “Il presidente si impegnò formalmente con il suo visitatore per la fondazione ed il riconoscimento di uno Stato ebraico…di cui il Negev sarebbe stato parte integrante”

 

25 marzo 1948                      A Washington, il presidente americano Henry Truman ribadisce pubblicamente il sostegno degli Stati uniti alla risoluzione dell’Onu che impone la spartizione della Palestina fra ebrei ed arabi.

 

9 aprile 1948                        A Deir Yassin, 130 uomini delle formazioni ebraiche dell’Izl, dell’Lhi e dell’Haganah attaccano il villaggio difeso strenuamente dagli arabi che infliggono al nemico la perdita di 5 uomini ed il ferimento di altri 30, ma che alla fine devono cedere agli aggressori. La rappresaglia ebraica è spietata: almeno 254 abitanti del villaggio conquistato sono massacrati, dopo essere stati seviziati, compresi donne e bambini. Il massacro è parte integrante del così detto ‘piano Dalet’ (vedi nota 10 marzo 1948). 

 

12 aprile 1948                      A Gerusalemme, il comandante dello Shai, Levy, in un rapporto sul massacro compiuto dagli ebrei a Deir Yassin scrive: “La conquista del villaggio è stata compiuta con estrema spietatezza. Intere famiglie –donne, vecchi, bambini- annientate, e pile di cadaveri (un po’ dappertutto). Alcuni prigionieri, compresi donne e bambini, trasferiti in luoghi di detenzione e lì brutalmente eliminati dai loro catturatori”. In un rapporto del giorno successivo, Levy scrive: “Esponenti dell’Lhi hanno riferito atti di barbarie  dell’Izl verso i prigionieri e i morti, citando il caso di ragazze arabe violentate da uomini dell’Izl, e poi uccise (ma non abbiamo potuto controllare la veridicità di queste testimonianze)”.

 

18 aprile 1948                      L’organizzazione militare ebraica Haganah s’impadronisce di Tiberiade.

 

22 aprile 1948                      L’Haganah occupa Haifa e Bisan.

 

24 aprile 1948                      L’Haganah occupa Manshiya, presso Giaffa. I sionisti spingono in mare i palestinesi mentre bloccano le vie di scampo da terra, inducendo la popolazione terrorizzata ad una disperata fuga via mare. Moltissimi, secondo fonti palestinesi, annegano.

 

aprile 1948                           La Cecoslovacchia invia agli ebrei in Palestina 4.700 fucili, 240 mitragliatrici e 5 milioni di pallottole.

 

10 maggio 1948                    In Palestina, l’organizzazione militare ebraica Haganah occupa Safed. Alla vigilia della proclamazione dello stato ebraico, nel solo periodo dicembre 1947- maggio 1948, le organizzazioni militari ebraiche hanno espulso dalle loro terre centinaia di migliaia di palestinesi, stimati approssimativamente in 800.000, raccolti in 57 grandi campi: 15 in Libano, 10 in Siria, 24 in Giordania, 8 nella striscia di Gaza.

 

14 maggio 1948                    A Tel Aviv, David Ben Gurion legge la Dichiarazione di indipendenza e proclama la nascita dello Stato di Israele. Undici minuti più tardi giunge il riconoscimento del governo israeliano da parte degli Stati uniti.

 

15 maggio 1948                    Inizia la prima guerra arabo- israeliana. La Legione transgiordana occupa la parte vecchia di Gerusalemme iniziando una disperata resistenza per impedirne l’occupazione da parte sionista.

 

20 maggio 1948                    A New York, l’Onu nomina mediatore per la Palestina il conte svedese Folke Bernadotte.

 

20 maggio 1948                    In Palestina, Haganah, divenuta esercito israeliano, conquista Giaffa.

 

24 maggio 1948                    A Tel Aviv, il primo ministro israeliano Ben Gurion scrive nel suo diario: “Quando schiacceremo la legione araba e bombarderemo Amman, liquideremo anche la Giordania. E allora anche la Siria cadrà”.

 

11 giugno 1948                     Entra in vigore la prima tregua imposta dall’Onu che avrà termine il 7 luglio.

 

15 giugno 1948                     Moshe Sharett, definito un sionista moderato, a proposito dell’espulsione forzata dei palestinesi dai loro territori, scrive: “…E’ un fenomeno magnifico nella storia del paese, da un certo punto di vista, più splendido ancora della stessa creazione di Israele…Apre delle possibilità immense per risolvere in modo radicale e permanente il problema più difficile che il nostro Stato deve fronteggiare”.

 

giugno 1948                         Verso la fine del mese, l’inviato dell’Onu Folke Bernadotte propone la creazione di un’unione federale comprendente i due Stati, ebraico e palestinese.

 

8 luglio 1948                        Riprendono le ostilità fra arabi ed ebrei che si concluderanno il 18 luglio, quando entrerà in vigore una seconda tregua.

 

17 settembre 1948                 A Gerusalemme, militanti ebrei della banda Stern uccidono il mediatore dell’Onu per il problema palestinese, Folke Bernadotte. Tre giorni più tardi egli avrebbe dovuto relazionare all’Onu circa la modifica, in senso più favorevole ai palestinesi, del piano di spartizione.

 

15 ottobre 1948                     L’esercito israeliano rompe la tregua e riprende l’offensiva contro gli arabi, dopo essere stato rifornito di armi dalla Cecoslovacchia e dagli Stati uniti.

 

11 dicembre 1948                 L’Assemblea generale dell’Onu approva una risoluzione con la quale riconosce il diritto dei profughi palestinesi a fare ritorno alla propria terra, e alla restituzione dei loro beni. A questa risoluzione, altre 32 seguiranno nel corso degli anni, dello stesso tenore.

 

24 febbraio 1949                   E’ firmato l'armistizio fra Israele ed Egitto.

 

10 marzo 1949                      Si conclude ufficialmente il primo conflitto arabo- israeliano.

 

11 maggio 1949                    Lo stato di Israele è ammesso alle Nazioni unite.

 

7 dicembre 1949                   A Losanna, l’Assemblea generale dell’Onu approva la risoluzione numero 194 che ribadisce la “soluzione a due Stati” sulla base della partizione del 1947, il diritto al ritorno degli espatriati e l’internazionalizzazione di Gerusalemme, la quale dovrebbe essere governata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu stessa. Infine, si stabilisce la costituzione di un organismo (Unrwa) per fornire sostegno e programmi di lavoro ai 700.000 palestinesi espulsi da Israele verso i paesi vicini. La risoluzione è sostenuta da Francia, Unione sovietica e paesi arabi. Israele ha partecipato alla Assemblea obtorto collo, poiché tale partecipazione è prevista come presupposto necessario per confermare Israele come membro dell'Onu.

 

13 dicembre 1949                 David Ben Gurion proclama Gerusalemme capitale di Israele, sfidando la risoluzione dell’Onu del 7 dicembre 1949. Di più, il leader sionista smentisce di aver accettato “i punti della risoluzione così come erano stati intesi dagli altri stati partecipanti”.

 

6 febbraio 1950                     Al Cairo, il governo egiziano vara il decreto che vieta il transito per il Canale di Suez alle navi battenti bandiera israeliana.

 

14 marzo 1950                      La Knesset approva la “Legge sulla proprietà degli assenti”, diretta ad assicurare ai coloni ebrei la proprietà di terre ed abitazioni delle centinaia di migliaia di palestinesi espulsi mediante la pulizia etnica, prima e dopo la proclamazione dello Stato di Israele. Mediante la successiva legge del 25 luglio 1960, alla proprietà così acquisita sarà garantita la perpetuità, onde ostacolare il “diritto al ritorno” garantito ai profughi dal diritto internazionale.

 

25 aprile 1950                      Sfidando la Lega araba, con l’appoggio inglese, il re giordano Abdullah annette la Palestina araba.

 

6 febbraio 1951                     A Sharafat (Gerusalemme) i militari israeliani, come rappresaglia per l’uccisione di un ebreo, fanno esplodere due case con gli abitanti all’interno, uccidendo almeno 12 persone, quasi tutte donne e bambini.

 

22 settembre 1951                 La commissione politica della Lega araba richiede al segretariato generale dell’organizzazione la costituzione di comitati di esperti arabi in campo petrolifero per giungere ad una più efficace coordinazione del boicottaggio economico nei confronti di Israele.

 

6 gennaio 1952                     A Beit Jala, nei pressi di Betlemme, un plotone dell’esercito israeliano fa saltare in aria 2 case e ne danneggia gravemente una terza, senza dare il tempo agli abitanti di abbandonarle. Muoiono 6 persone, tra le quali 2 donne e 2 bambine, mentre altre 3 rimangono gravemente ferite.

 

14 giugno 1952                     Il Comitato istituito dalla Lega araba per coordinare il boicottaggio economico di Israele si riunisce, presenti i rappresentanti di Iraq, Arabia saudita, Siria, Egitto, Libano.

 

22 luglio 1952                      In Egitto, re Faruk è destituito dal movimento 'Ufficiali liberi' guidato da Abdel Gamal Nasser.

 

22 aprile 1953                      A Gerusalemme, una compagnia di tiratori scelti dell’esercito israeliano apre il fuoco sulla folla nella parte araba della città, uccidendo 6 persone e ferendone altre 14.

 

18 giugno 1953                     Al Cairo, è proclamata la Repubblica araba di Egitto, diretta dal Consiglio della rivoluzione presieduto provvisoriamente dal generale Mohammed Nequib. Le due anime della nuova repubblica, gli Ufficiali liberi guidati da Nasser ed i Fratelli Mussulmani, entreranno presto in conflitto. Prevarranno i primi e già l'anno successivo, 1954, Nasser subentrerà a Nequib nella presidenza del predetto Consiglio, effettivo centro del potere, mentre Nequib assumerà il ruolo, meno rilevante, di presidente della Repubblica. 

 

13 luglio 1953                      In Israele, il governo trasferisce la sede del ministero degli esteri da Tel Aviv a Gerusalemme.

 

agosto 1953                          A Tel Aviv, lo Stato maggiore dell’esercito costituisce l’Unità 101, una speciale formazione di incursori al comando del maggiore Ariel Sharon, per compiere operazioni di rappresaglia ed infiltrazioni in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.

 

14 ottobre 1953                     A Cibya, l’Unità 101 al comando di Ariel Sharon ed una compagnia di paracadutisti, per vendicare la morte di una donna e 2 bambini israeliani uccisi in un attentato, fanno irruzione nel villaggio uccidendo almeno 60 persone. Sharon sosterrà che i soldati, passando da una casa all’altra, non si erano dati conto che gli abitanti erano dentro, e così le avevano fatte saltare con l’esplosivo, ma le perizie mediche dei sanitari giordani lo smentiranno. Le ripercussioni internazionali questa volta sono gravi: perfino gli Stati uniti sospendono temporaneamente gli aiuti economici ad Israele.

 

26 ottobre 1953                     A Tel Aviv, il primo ministro Moshe Sharrett annota nel suo diario: “1.L'esercito considera l'attuale confine con la Giordania come assolutamente inaccettabile. 2) L'esercito sta pianificando una guerra al fine di occupare il resto di Eretz Israel”.

 

24 novembre 1953                A New York, il Consiglio di sicurezza dell’Onu condanna “nel modo più reciso” Israele per il massacro di Cibya.

 

31 dicembre 1953                 Dal 1948 a questa data, sono stati creati 370 insediamenti ebraici, 350 dei quali su terre di “assenti”, ovvero proprietari arabi indotti ad allontanarsi, considerate confiscabili in virtù della “legge sulla proprietà degli assenti” del 1950. La terra coltivabile, in specie agrumeti ed oliveti, confiscata nello stesso periodo è oltre il doppio di quella assicurata ai coloni ebrei dai piani di partizione britannici.

 

31 gennaio 1954                   A questa data, secondo quanto scrive nel suo diario il primo ministro Moshe Sharrett, il generale Moshe Dayan aveva predisposto un piano di provocazione contro la Siria per poi “avanzare militarmente in Siria e realizzare una serie di faits accomplis. La conclusione interessante di tutto ciò riguarda la direzione cui pensa il capo di Stato maggiore”.

 

27 febbraio 1954                   Il capo di Stato maggiore, generale Moshe Dayan, scrive al primo ministro Moshe Sharrett per invitarlo ad “investire tempo ed energia per realizzare un cambiamento fondamentale in Libano. Non dovremmo risparmiare i dollari...Non verremo perdonati se perdiamo questa opportunità storica”.

 

Maggio 1954                        A Tel Aviv, il primo ministro Moshe Sharrett annota nel suo diario il piano riferitogli da Moshe Dayan per inglobare parte del Libano: “Secondo Dayan, la sola cosa necessaria è trovare un ufficiale... Dovremmo comprarlo... convincerlo a dichiararsi il salvatore del popolo maronita. Allora l'esercito israeliano entrerà in Libano, occuperà il territorio necessario e creerà un regime cristiano che si alleerà con Israele. Il territorio dal /fiume/ Leonte verso sud sarà totalmente annesso ad Israele..”. Questo ufficiale “acconsentirà a servire come pupazzo così che l'esercito israeliano possa sembrare rispondere al suo appello 'per liberare il Libano dai suoi oppressori mussulmani' “. Il progetto sarà tuttavia rimandato, essendo lo stato sionista occupato a provocare un conflitto con l'Egitto.

 

Luglio 1954                          A Tel Aviv, l’Unità 131 dei servizi segreti israeliani, preposta alla ‘guerra psicologica’, attiva una rete di cittadini egiziani di origine ebraica per compiere una serie di attentati contro centri culturali americani e britannici al Cairo, Alessandria, e contro altri obiettivi ritenuti ‘sensibili’, con il fine di farne ricadere la responsabilità su gruppi militanti arabi. La cattura di uno degli attentatori da parte della polizia egiziana, il 23 luglio, e la sua confessione fanno fallire il piano di provocazione.

 

Settembre 1954                     Israele invia nel canale di Suez il cargo ‘Bat Galim’, di 500 tonnellate con 10 uomini di equipaggio, proveniente da Massaua e diretto ad Haifa con un carico di carne in scatola e legno compensato, con l’unico fine di farlo sequestrare dagli egiziani che vietano il transito di navi israeliane: cosa che puntualmente avviene creando così un incidente diplomatico come negli intenti del governo israeliano. Lo stesso primo ministro Moshe Sharrett, nel suo diario, ha sottolineato “le nostre possibilità di occupare il Sinai e come sarebbe bello se gli egiziani iniziassero un'offensiva così che noi potremmo darvi seguito con un'invasione del deserto”.

 

19 ottobre 1954                     I governi britannico ed egiziano firmano un accordo che prevede il ritiro delle truppe britanniche dalle basi militari dislocate nella zona del Canale di Suez, entro il mese di giugno del 1956.

 

17 febbraio 1955                   Il primo ministro Moshe Sharrett commenta nel suo diario il progetto di David Ben Gurion e Moshe Dayan di creare pretesti per impadronirsi della Striscia di Gaza, che ha assorbito negli anni scorsi decine migliaia di profughi cacciati da città e villaggi. :”Supponiamo che ci siano 200.000 arabi nella Striscia di Gaza. Supponiamo che la metà di loro scapperà o sarà costretta a scappare sulle colline di Hebron. Ovviamente scapperanno senza niente...diverranno di nuovo ribelli e senza casa. E' facile immaginare l'indignazione, l'odio e l'amarezza...Avremo 100.000 di loro nella Striscia, ed è facile immaginare a quali mezzi dovremo ricorrere per sopprimerli e che tipo di titoli ci dedicheranno sulla stampa internazionale...Il loro odio sarà riacceso dalle atrocità che faremo loro soffrire durante l'occupazione”.

 

28 febbraio 1955                   A Gaza, due compagnie di paracadutisti israeliani attaccano un campo militare egiziano, ufficialmente per vendicare la morte di un loro connazionale, e tendono un’imboscata ad una colonna di soccorso provocando almeno 40 morti.

 

22 giugno 1955                     A Gerusalemme, il tribunale distrettuale decide sulla querela per diffamazione intentata dal governo israeliano contro Malchiel Greenwald, che aveva denunciato un patto segreto intercorso nel 1944 fra Rudolph Kastner del comitato di soccorso dell'Agenzia ebraica a Budapest ed il dirigente nazista Adolf Eichmann, teso a salvare 600 ebrei di primo piano dall'internamento nei lager. “Il sacrificio della maggioranza degli ebrei- scrive il tribunale- al fine di salvarne i più illustri era l'elemento fondamentale dell'accordo fra Kastner e i nazisti. Questo accordo sancì la divisione della nazione in due campi diseguali: da una parte una piccola frazione di illustri, che i nazisti promisero a Kastner di salvare; dall'altra la grande maggioranza degli ebrei, che i nazisti destinarono alla morte”.

 

Giugno 1955                        Nel suo diario, Moshe Sharrett commenta il placet ricevuto dai servizi statunitensi per attaccare l'Egitto “Abbiamo mano libera e Dio ci benedirà se agiamo audacemente. Gli Usa sono interessati a rovesciare il regime di Nasser...ma non osano al momento usare i metodi che hanno adottato per rovesciare il governo di sinistra di Jacopo Arbenz in Guatemala e di Mossadeq in Iran...Preferiscono che il lavoro sia svolto da Israele”. Ancora, “/il generale/ Isser propone seriamente e pressantemente che portiamo avanti il nostro piano per l'occupazione di Gaza ora. La situazione è cambiata e ci sono altre ragioni che determinano che 'è tempo di agire'. Primo, la scoperta del petrolio vicino alla Striscia...”

 

22 agosto 1955                     Nel Sinai, si verificano violenti combattimenti fra truppe egiziane ed israeliane.

 

27 settembre 1955                 Al Cairo, il presidente egiziano Abdel Gamal Nasser annuncia di aver stipulato un accordo con la Cecoslovacchia (si trattava invece dell’Unione sovietica – Ndr) per l’acquisto di armamenti.

 

Novembre 1955                    Il governo israeliano e quello francese stipulano un accordo per la fornitura all’esercito israeliano di 100 carri armati leggeri Amx 13 e Sherman potenziati.

 

11 dicembre 1955                 Dopo aver attuato, il giorno precedente, un’azione di provocazione contro i siriani inviando in prossimità delle loro rive un motoscafo della polizia per indurli ad aprire il fuoco, gli israeliani lanciano l’operazione “Foglie di ulivo”, impiegando un’intera brigata che travolge le difese siriane e provoca 54 morti (fra i quali 6 civili) e la cattura di 30 militari.

 

4 aprile 1956                        In uno scontro a fuoco fra soldati egiziani ed israeliani, 3 di questi ultimi perdono la vita.

 

5 aprile 1956                        Gli israeliani aprono il fuoco sul centro di Gaza con l’artiglieria. Nel giro di un’ora uccidono 58 civili, tra i quali 33 donne e 13 bambini e ne feriscono altre centinaia. Lo stesso ex premier Moshe Sharret bollerà successivamente il massacro come un “crimine”.

 

29 aprile 1956                      In un’imboscata egiziana è ucciso il capo della sicurezza del kibbutz Nahal-‘Oz, Ro’i Rothberg. Il generale Moshe Dayan nel suo necrologio scrive: “Ieri all’alba Ro’i è stato assassinato. La quiete del mattino di primavera l’ha accecato, ed egli non si è accorto di coloro che appostati stavano per rubargli la vita. Non biasimiamo, oggi, i suoi assassini. Cosa possiamo obiettare al loro implacabile odio nei nostri confronti? Ormai da otto anni vivono nei campi profughi di Gaza, e ci guardano fare nostri le terre e i villaggi in cui vivevano al pari dei loro progenitori. Non sugli arabi di Gaza, ma su noi stessi dobbiamo cercare le macchie del sangue di Ro’i”.

 

10 giugno 1956                     A Tel Aviv, il primo ministro David Ben Gurion autorizza il generale Moshe Dayan ad intavolare trattative segrete con il governo francese per concordare un’azione militare congiunta contro l’Egitto.

 

22-24 ottobre 1956                A Sevres (Francia), i primi ministri israeliano, David Ben Gurion, francese, Guy Mullet ed il ministro degli Esteri britannico, Selwin Lloyd, concordano il comune attacco militare contro l’Egitto per la riconquista del canale di Suez.

 

28 ottobre 1956                     A Tel Aviv, il premier israeliano David Ben Gurion informa il governo dell’alleanza militare con Francia ed Inghilterra per l’occupazione del Sinai “fino alla fine dei tempi” e la riconquista del canale di Suez.

 

29 ottobre 1956                     L’aviazione militare israeliana abbatte un aereo da trasporto egiziano causando la morte di 18 ufficiali di Stato maggiore, ma non quella del generale Amir la cui presenza a bordo era stata segnalata dal servizio segreto. Inizia così la seconda guerra arabo – israeliana.

 

29 ottobre 1956                     A Kefar Qasim, la polizia israeliana uccide 49 arabi residenti in Israele perché, non informati della proclamazione del coprifuoco, erano tornati a casa dopo l’orario stabilito.

 

30 ottobre 1956                     Gli ambasciatori francese e britannico consegnano al governo egiziano l’ultimatum per lo sgombero del canale di Suez. Il presidente egiziano Abdel Gamal Nasser lo respinge il giorno successivo.

 

31 ottobre 1956                     L’aviazione britannica e francese attacca quella egiziana, distruggendola nel giro di due giorni.

 

3-12 novembre 1956             A Khan Yunis, prima, e a Rafah, dopo, gli israeliani uccidono circa 200 civili arabi che si aggiungono agli oltre 500 massacrati nel corso della conquista della striscia di Gaza.

 

5 novembre 1956                  Paracadutisti britannici e francesi sono lanciati a Porto Sa’id, all’imbocco settentrionale del canale di Suez.

 

5 novembre 1956                  I governi egiziano ed israeliano accettano la proposta di tregua avanzata dall’Onu.

 

7 novembre 1956                  Entra in vigore il ‘cessate il fuoco’, mentre l’Assemblea generale dell’Onu istituisce la forza di interposizione Onu che dovrà schierarsi nel Sinai, e vota una risoluzione nella quale si chiede agli eserciti israeliano, francese e britannico di ritirarsi dal Sinai.

 

21 novembre 1956                A Porto Sa’id, giungono i primi contingenti della forza di interposizione dell’Onu.

 

22-23 novembre 1956            Le truppe anglo – francesi lasciano il territorio egiziano, sotto il controllo di quelle Onu.

 

26 gennaio 1957                   Intervistato da un giornale francese, il leader israeliano David Ben Gurion ribadisce che Israele non ottempererà alla risoluzione dell’Onu sul ritiro delle proprie truppe da Gaza.

 

22 febbraio 1957                   All’Onu, inizia il dibattito sulla situazione in Medio Oriente che si conclude con una nuova ingiunzione ad Israele perché ritiri le truppe da Gaza.

 

1 marzo 1957                       Le truppe israeliane si ritirano da Gaza che passa sotto amministrazione Onu.

 

13 marzo 1957                      Il leader israeliano David Ben Gurion minaccia l’Egitto, mentre a Gaza s’insedia il governatore egiziano, generale Mohammed Hassan Abdel Latif, accolto da manifestazioni di giubilo dalla popolazione.

 

17 maggio 1957                    Al Cairo, il governo egiziano annuncia di voler impiegare “tutte le misure necessarie per esercitare il proprio diritto alla legittima difesa, nel caso che Israele decida di lanciarsi nuovamente nell’avventura”. “E’ perfettamente evidente – aggiunge il portavoce di Nasser, Hatem- che Israele è un docile strumento nelle mani di talune potenze imperialiste”.

 

giugno 1957                         A New York, il rappresentante israeliano alle Nazioni unite, Abba Eban, scrive un rapporto nel quale delinea la situazione determinatasi dopo il conflitto mediorientale. Abba Eban nota che l’opposizione americana ha impedito che “al trionfo sul campo di battaglia seguisse quello ai tavoli dei negoziati”, ma rileva che l’azione israeliana ha comunque conseguito un successo in Europa occidentale, spezzando l’isolamento e ottenendo il sostegno franco- britannico contro l’Egitto, e fomentando la loro avversione contro Nasser, visto prima come il capo di un Terzo Mondo in rivolta e ora considerato un ”nuovo Hitler”.

 

10 settembre 1957                 Carri armati israeliani, penetrando nella zona smilitarizzata di El Tevfik, si ammassano al confine con la Siria aprendo una nuova crisi.

 

11 novembre 1957                Sulla brutale repressione effettuata dal regime giordano contro i profughi palestinesi, tuttora in corso, il giornale arabo “Al Ahram”, ripreso dalla radio egiziana, scrive che l’esercito giordano rifiuta di obbedire al re e di sparare contro i profughi in rivolta, che in Siria sono in sciopero gli studenti e si susseguono manifestazioni a favore dei palestinesi e contro Hussein “traditore del suo Paese, del nazionalismo arabo e dell’Islam” (vedi nota 17 settembre 1970).

 

13 dicembre 1957                 In questa data, secondo notizie diffuse dalla Germania dell’est, fiduciari del governo israeliano contrattano con quello della Rft la vendita di armi ad Israele.

 

28 gennaio 1958                   Parlando a “Radio Cairo”, il presidente Abdel Gamal Nasser afferma che “l’unificazione in un solo Stato di tutti i paesi del Medio Oriente rispecchia le aspirazioni dei popoli della regione” ed aggiunge che, pur essendo comprensibile l’aspirazione degli ebrei ad avere un proprio “focolare”, dopo le persecuzioni subite, lo Stato ebraico “ha subito una rapida involuzione ed oggi ha tutt’altri aspetti e intendimenti”.

 

19 maggio 1958                    A New York, sul “Jewish Newsletters” compaiono le dichiarazioni del filosofo di origine ebraica Erich Fromm: “La rivendicazione degli ebrei sulla terra di Israele non può essere politicamente realistica. Se improvvisamente tutti i paesi rivendicassero i territori dove i loro antenati sono vissuti duemila anni orsono, il mondo diventerebbe un manicomio”.

 

6 gennaio 1959                     Per contrastare l’iniziativa egiziana di costruire la diga di Assuan ed industrializzare l’alto Egitto, Israele annuncia la costituzione di un gruppo bancario e  industriale per la costruzione di un oleodotto di 16 pollici fra il Mediterraneo e il Mar Rosso, nonché la messa in funzione entro l’anno del primo reattore atomico nel Medio Oriente.

 

20 aprile 1960                      Il governo della Repubblica araba unita denuncia un tentativo di assassinio del presidente Abdel Gamal Nasser, effettuato da un elemento greco assoldato da Israele. Il controspionaggio egiziano ha inoltre individuato un’articolata rete spionistica israeliana che coinvolge persone di diversa nazionalità.

 

Maggio 1960                        A Parigi, il ministro degli Esteri Couve de Murville comunica all’ambasciatore israeliano che il governo francese vuole che quello israeliano annunci pubblicamente la costruzione del reattore nucleare di Dimona e dichiari la sua “disponibilità a farlo sottoporre ad un’ispezione internazionale”. Israele non offrirà alcuna disponibilità in tal senso.

 

Maggio 1960                        Su “Jewish Affairs”l'ex presidente della Federazione sionista sudafricana N.Kirschner fornisce un resoconto sulla  interazione fra dirigenti sionisti israeliani e del Sudafrica dove una corposa comunità ebraica, proveniente dai paesi baltici, si era stanziata già a fine Ottocento. Kirschner insiste sulla importanza di una cooperazione costante fra i due movimenti, legati dalla comune concezione di una popolazione colonizzatrice razzialmente distinta. Egli cita la notoria ammirazione di Theodor Herzl per Cecil Rhodes, comprovata dai Diari di Herzl, pubblicati in questo stesso anno, e la compagnia Africa- Israel Investments, fondata nel 1934 da investitori sudafricani per acquisire terre in Palestina.

 

25 luglio 1960                      La Knesset approva la legge Basic Law: Israel Lands che assicura la protezione della proprietà terriera in perpetuo ai cittadini ebrei (compresa naturalmente quella acquisita per la “legge sulla proprietà degli assenti”, v. nota 14 marzo 1950). Il principio di perpetuità è esteso alle proprietà statali. La stessa legge, integrata da un accordo stipulato con il Fondo nazionale ebraico (Jnf, poi denominato Keren Kayemet LeYisrael, Kkl) garantirà agli ebrei l'esclusiva nei contratti di locazione e la prelazione nelle assunzioni di manodopera. Norme successive istituiranno anche sanzioni per coloro che assumono non-ebrei.

 

9 dicembre 1960                   A Washington, è convocato al Dipartimento di stato l’ambasciatore israeliano Harman perché fornisca chiarimenti sul reattore nucleare di Dimona. Harman mente affermando che il reattore ha scopi esclusivamente pacifici e che il plutonio prodotto sarà riportato in Francia per esservi custodito.

 

16 dicembre 1960                 A Londra, il “London Daily Express” pubblica un articolo nel quale afferma che “le autorità inglesi e americane dei servizi segreti ritengono che gli israeliani stiano costruendo la loro prima bomba nucleare”.

 

20 dicembre 1960                 A Tel Aviv, nel corso di un incontro con i funzionari del ministero della Difesa al corrente della esistenza del reattore nucleare di Dimona, Shimon Peres afferma che coloro che richiedono un’ispezione a Dimona “sono gli stessi che appoggiano l’internazionalizzazione di Gerusalemme”.

 

22 dicembre 1960                 A Washington, il Dipartimento di stato invia a tutte 1e ambasciate americane una nota cifrata nella quale afferma che il governo “ritiene che il programma israeliano per l’energia atomica, come è stato reso pubblico, non costituisce motivo di particolare preoccupazione”.

 

6 gennaio 1961                     A Washington, nel corso di una riunione riservata del Comitato per le relazioni estere del Senato, il senatore Bourke B. Hickenlooper, repubblicano, interviene sulla questione del reattore nucleare israeliano di Dimona dicendo: ”Penso che gli israeliani ci abbiano mentito su questa faccenda come ladri di cavalli. Hanno completamente distorto, travisato e falsificato i fatti del passato. Penso che sia molto grave...lasciarli agire in questo modo riguardo l’impianto del reattore, del quale si conosce bene la produzione, ma che hanno voluto costruire segretamente e la cui creazione hanno costantemente e sfacciatamente negato”.

 

5 luglio 1961                        Israele lancia nello spazio un missile a gittata lunga.

 

6 marzo 1963                       A Washington, la Central intelligence Agency redige un documento dal titolo “Conseguenze sull’acquisizione israeliana della capacità nucleare”. Nella conclusione, il documento afferma che Israele “avrebbe usato tutti i mezzi a disposizione per convincere gli Usa ad approvarne, e perfino appoggiarne il possesso...Ci si potrebbe aspettare che Israele utilizzi la tesi del possesso per accampare il diritto di partecipare a tutti i negoziati internazionali riguardo le questioni nucleari e il disarmo”. In realtà Israele, contrariamente alle previsioni degli analisti della Cia, vuole mantenere il totale segreto sull’acquisizione della bomba atomica.

 

13-16 gennaio 1964               Al Cairo, nel corso del vertice arabo, il presidente egiziano Abdel Gamal Nasser, con il sostegno del primo ministro siriano Amin al-Hafiz e del presidente iracheno Abd al-Salam Arif, approva una risoluzione che sancisce la costituzione ufficiale di Al Fatah, diretta da Yasser Arafat.

 

18 maggio 1964                    A Washington, il consigliere per la sicurezza nazionale Mc George Bundy, nel corso di una conversazione con il presidente Lyndon Johnson, afferma che sia Israele che l’Egitto sono in grado di costruire missili, ma “la differenza era che gli israeliani potevano costruire testate nucleari da far viaggiare sopra i loro missili, mentre la Rau (Repubblica araba unita) no. Il problema reale era se Israele stesse puntando a una capacità nucleare”.

 

maggio 1964                        E’ fondata l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, la cui componente maggioritaria è rappresentata da Al Fatah, costituita ufficialmente nel gennaio.

 

1 giugno 1964                      A Washington, nel corso dell’incontro alla Casa Bianca con il presidente Lyndon Johnson, il premier israeliano Levi Eshkol accetta la condizione postagli di ricevere armi dagli Stati uniti in cambio della rinuncia a produrre armi nucleari. Ma l’impegno non sarà mantenuto.

 

2 gennaio 1965                     Al Fatah compie la prima operazione militare sabotando il National water Carrier, condotto idrico nazionale israeliano, nella parte che aveva deviato le acque del Giordano a beneficio degli insediamenti ebraici.

 

11 maggio 1965                    E’ annunciata la ripresa delle relazioni diplomatiche fra Israele e la Germania federale. Il primo Stato arabo a reagire all’annuncio è l’Iraq, che dichiara anticipatamente la rottura delle relazioni con la Germania, seguito da Siria ed Egitto.

 

27-28 maggio 1965               Forze israeliane, per rappresaglia contro un’incursione araba, penetrano in territorio giordano ed attaccano 3 villaggi, devastandoli, uccidendo 4 persone e ferendone diverse altre. Al centro dello scontro vi è l’accaparramento delle risorse idriche da parte israeliana.

 

31 maggio 1965                    Al Cairo (Egitto), si svolge il secondo congresso nazionale palestinese.

 

30 aprile 1966                      Truppe israeliane entrano in territorio giordano per distruggere 14 abitazioni civili, con la motivazione del ‘terrorismo’.

 

15 agosto 1966                     Forze israeliane e siriane si scontrano al lago di Tiberiade.

 

17 ottobre 1966                     Parlando alla Knesset, riunita per la prima volta nella nuova sede di Gerusalemme, il primo ministro israeliano Levi Eshkol illustra la richiesta di sanzioni alla Siria, motivata dall’appoggio da essa fornito ai palestinesi, che sarà presentata alle Nazioni unite.

 

13 novembre 1966                L’esercito israeliano irrompe nel villaggio arabo di Samoa (Cisgiordania), si scontra con l'esercito giordano e distrugge 125 case provocando 18 morti e 130 feriti.

 

20 novembre 1966                A Gerusalemme, il primo ministro israeliano Levi Eshkol attacca coloro che, sul piano internazionale, contestano le incursioni israeliane nei paesi vicini, rivendicate come “diritto”.

 

25 novembre 1966                Il Consiglio di sicurezza dell’Onu condanna l’attacco israeliano con 14 voti su 15. Nella parte giordana di Gerusalemme, intanto, la Legione araba spara con mitragliatori sulla folla che manifesta contro re Hussein, accusato di non aver reagito all’incursione israeliana del 13 novembre, provocando 40 feriti, alcuni dei quali gravissimi. Il giorno dopo, su un lenzuolo appeso all’ospedale, dove sono ricoverati i feriti, è scritto: “Fratelli soldati, le anime dei morti di Samoa chiedono vendetta, vergognatevi di aver puntato il fucile, invece, contro il petto della vostra gente”. Incidenti fra dimostranti e polizia sono scoppiati anche a Nablus, Hebron, Ramallah.

 

1 dicembre 1966                   Presso la frontiera, si accendono scontri fra Siria e Giordania.

 

17 dicembre 1966                 A Gerusalemme, il ministro Yigal Allon afferma che “la esistenza del regime di Hussein interessa Israele solo in quanto esso sia capace di mantenere l’ordine in Cisgiordania e garantire il rispetto degli accordi di armistizio” ed aggiunge che lo Stato ebraico non consentirà “l’unione della Cisgiordania a qualsiasi paese arabo; qualsiasi prospettiva di questo tipo significherebbe la guerra con Israele”.

 

12 maggio 1967                    Israele comunica alla Siria che, se sosterrà ancora l’impegno dei sabotatori palestinesi, subirà la ritorsione più dura mai attuata fino a questo momento. In giornata l’agenzia di stampa “United Press” riferisce: ”Una fonte israeliana ad alto livello ha affermato che Israele effettuerebbe un intervento militare limitato volto a rovesciare il regime militare di Damasco, se i terroristi siriani continueranno a compiere sabotaggi in Israele. Il governo siriano verrebbe colpito con tutta la forza necessaria”.

 

13 maggio 1967                    Il governo sovietico informa il presidente egiziano Nasser che l’esercito israeliano si appresta ad attaccare la Siria, con una forza di 10-12 brigate, possibilmente il 17 maggio.

 

16-18 maggio 1967               Al Cairo, il presidente egiziano Nasser chiede l’immediato allontanamento della forza d’interposizione dell’Onu, composta da 3.400 uomini, dal Sinai e da Gaza.

 

20-21 maggio 1967               La forza di interposizione dell’Onu abbandona le sue posizioni, subito occupate dalle forze armate egiziane.

 

22 maggio 1967                    Al Cairo, il presidente egiziano Nasser ordina la chiusura del golfo di Eilat, a partire dal 23 maggio, a tutte le navi israeliane e alle petroliere.

 

28 maggio 1967                    A Tel Aviv, Munya Mardor, direttore di Rafael, l’ente di sviluppo degli armamenti, annota nel suo diario la conferma, se pur non esplicita, dell’avvenuta costruzione di ordigni nucleari. Mardor scrive: “Raggiunto il sito trovai il dottor Jenka…supervisore del gruppo di lavoro assegnato al suo progetto. Il gruppo era impegnato a montare e controllare i congegni bellici il cui sviluppo e la cui produzione esso riuscì ad ultimare prima dell’inizio delle ostilità. Era mezzanotte passata. Ingegneri e tecnici, per lo più giovani, erano concentrati sul lavoro. Avevano l’espressione seria e chiusa di chi è conscio della grande –forse terribile- importanza delle armi che è riuscito a portare a livello operativo”.

 

maggio 1967                        A Tel Aviv, il ministro delle Comunicazioni Shimon Peres propone ad un ristretto gruppo di ministri l’impiego dell’arma atomica in un’azione “dimostrativa” come avvertimento per gli arabi. La proposta è respinta.

 

5 giugno 1967                      Con un attacco a sorpresa, l’esercito israeliano inizia la terza guerra contro i paesi arabi confinanti.

 

7 giugno 1967                      A New York, il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede che sia proclamata una tregua.

 

7 giugno 1967                      A Gerusalemme, il rabbino Zvi Kook si reca nella Città vecchia, appena conquistata dall’esercito israeliano, e dichiara: “Annunciamo al popolo di Israele e al mondo intero che per comando divino siamo finalmente tornati a casa…Non la lasceremo più”.

 

8 giugno 1967                      Ad al Arish, aerei e torpediniere israeliani attaccano la nave americana ‘Liberty’, ritenendola erroneamente egiziana, provocando la morte di 34 marinai americani e il ferimento di altri 75.

 

8 giugno 1967                      Egitto e Giordania accettano la proposta di tregua avanzata dall’Onu.

 

10 giugno 1967                     La Siria accetta la tregua proposta dall’Onu, ed hanno fine i combattimenti.